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IL PREMIO

La storia vince al Viareggio coi "racconti" della Shoah. Benigni: "I volti degli afghani sono i volti del Cristo"

Luca Cinotti
Roberto Benigni sul palco del premio
Roberto Benigni sul palco del premio

Un tema comune unisce Bruck e Benigni. L’artista: «Scrivo poesie in continuazione»

29 agosto 2021
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È la storia, la vincitrice del la 92ª edizione del Premio Viareggio. La storia della grande tragedia del Novecento, con la Shoah. E la storia personale di Edith Bruck, che si è aggiudicato il riconoscimento per la saggistica con il suo "Il pane perduto" (la Nave di Teseo) che racconta il dipanarsi della sua vita, da tredicenne deportata ad Auschwitz, Dachau e Bergen-Belsen all’arrivo in Italia. E perché tutto si tiene, Bruck è stata premiata nell’edizione che ha consegnato il riconoscimento speciale "Città di Viareggio" a Roberto Benigni, che l’Olocausto ha raccontato magistralmente nella "Vita è bella", il film che gli valse l’Oscar e nel quale è citata anche Viareggio («la città che ritenevo più soave»). Sono settimane cariche di premi, per il regista e attore pratese: il riconoscimento viareggino arriva infatti poco prima del Leone d’oro alla carriera che gli verrà consegnato al Festival di Cannes. Benigni non ha risparmiato battute e ricordi su Viareggio, ricordando i rapporti con Cesare Garboli e poi con Attilio Bertolucci, il poeta fratello del regista Bernardo, plurivincitore in Versilia. Benigni e la poesia, un legame strettissimo: «Scrivo poesia in continuazione, è la cosa più bella del mondo», ha detto.

"Le immagini che vediamo dall'Afghanistan, della gente accalcata nel fango e poi delle mamme che gettano i bambini oltre il filo spinato, sono come veder gettare il proprio cuore, il nostro cuore è un profugo in questo mondo. Anche io ho il desiderio di gettare il mio cuore oltre il filo spinato, perché quelle immagini che vediamo riguardano me. Io sono loro, io sono quel bambino, loro sono tutte le facce del Cristo".

"Quanto vediamo nei reportage da Kabul - spiega -  è qualcosa di insuperabile, che non si può ora far toccare dall'ironia, perché quanto succede  è troppo presente e ha bisogno del tempo"

Un’edizione particolare quella 2021 del premio Viareggio, che non si era interrotto nemmeno nell’anno della pandemia, ma che quest’anno ha ritrovato l’immersione nella città e tra le persone. A cominciare dal set, il porto turistico della Madonnina, lungo il canale della Burlamacca. Un inedito assoluto, così come al debutto è stato il presidente, Paolo Mieli. Da parte sua, Bruck ha tracciato dal palco un legame tra il periodo della Seconda guerra mondiale e quanto succede in Afghanistan: «È un’altra tragedia, che deve interessare a tutti. Ma anche nel buio più totale c’è un’ombra di luce e dobbiamo avere fiducia nell’umanità». La giuria coordinata dall’ex presidente del Corriere della Sera ha assegnato anche i premi per la saggistica e per la poesia. Il primo è andato a Walter Siti (noto anche per il grande lavoro sull’opera omnia di Pier Paolo Pasolini) con il suo pamphlet "Contro l’impegno" edito da Rizzoli; per quanto riguarda la poesia il vincitore è Flavio Santi, con "Quanti" (Industria e letteratura). Secondo quanto sostenuto da Mieli si è trattata di «una competizione molto agguerrita, una votazione sofferta perché tutte le opere giunte in finale avrebbero meritato il premio assoluto nella propria categoria».

A inizio della serata, condotta da Monica Giandotti, sono stati consegnati altri tre premi che erano già stati comunicati in precedenza: il premio giornalistico ad Annalena Benini, il premio internazionale a Igiaba Scego e il premio opera prima («il più importante di tutti», ha commentato Mieli) ad Alessandra Carati.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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