I Caraibi chimici fra pesci morti e ammoniaca: e c'è chi continua a fare il bagno tra gli scarichi
Rosignano, si blocca la Solvay e sversa in mare. Il 29 agosto incidente ambientale: indaga Arpat
ROSIGNANO. Decine di muggini “gaggia d’oro” e alcuni esemplari di lecce “stella”, affiorati sulla battigia in corrispondenza del Fosso Bianco. Hanno l’occhio vitreo e la bocca spalancata, sono morti probabilmente da poche ore. È il tardo pomeriggio di martedì 29 agosto. La stessa mattina alcuni residenti dei Palazzoni (zona sud di Rosignano Solvay) segnalano all’ufficio Ambiente del Comune un forte odore di ammoniaca nell’aria. Viene attivata l’Arpat.
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Si verifica – e poi la società Solvay confermerà – che all’interno dello stabilimento c’è stato un disservizio ai distillatori della sodiera. L’impianto, bloccato, sta ripartendo, ma è fuoriuscita ammoniaca. Arpat accerterà poi, attraverso i campionamenti in mare, una concentrazione anomala ed elevata di azoto ammoniacale a nord e a sud del Fosso Bianco, lo scarico della multinazionale chimica.
L'ALLARME E LE POLEMICHE
C’è relazione tra lo sversamento di ammoniaca e la moria dei pesci? Lo diranno le analisi dell’Istituto di zooprofilassi di Pisa, ancora in corso. Ma intanto infuriano le polemiche. Si scatenano i pescatori («Chiederemo i danni», dicono), la Coldiretti lancia l’allarme per la filiera ittica, gli ambientalisti puntano il dito contro l’azienda chimica, i partiti politici chiedono commissioni urgenti. Il sindaco Alessandro Franchi scrive alla Solvay e pretende chiarimenti. Si arriva addirittura a ipotizzare di estendere il divieto di balneazione (oggi 100 metri a sud e a nord del fosso). Ma non se ne farà di nulla.
VIDEO. Dal nostro archivio
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I CARAIBI LIVORNESI
Benvenuti alle Spiagge Bianche, poco più di 4 chilometri di sabbia finissima, mare che degrada dal celeste al blu cobalto, migliaia di bagnanti che arrivano da tutta Italia per godersi questo piccolo paradiso chimico. Sono i Caraibi livornesi che attirano perfino comitive di peruviani ed ecuadoregni che vi si accampano nei weekend estivi. Bianchissime e linde per le tonnellate di carbonato di calcio che negli anni si sono accumulate sui fondali dallo scarico della Solvay. Un simbolo per i turisti, ma anche l’emblema di una scommessa azzardata – quella dello sviluppo multipolare – con cui il Comune locale ha tentato una sintesi tra industria e turismo, tra bicarbonato e ombrelloni e di cui le Spiagge Bianche sono oggi l’evidente paradosso.
Per approfondire: I Carabi chimici più bianchi del sole di Antonio Valentini
L'INDAGINE DELLA PROCURA
Intanto è assodato che nel mare negli anni, sono finiti i metalli pesanti: mercurio, cadmio, arsenico, cromo, rame, nichel, piombo. Nel 2003 il governo firmò un accordo per la riconversione ecologica della fabbrica. Cinquantasette milioni, di cui 17 a carico delle amministrazioni pubbliche: l’azienda si era impegnata a sostituire le vecchie celle a mercurio dell’elettrolisi con quelle a membrana e a ridurre gli emungimenti di acqua di falda attraverso il riciclo delle acque reflue dei depuratori di Cecina e di Rosignano. Solvay rispettò questi ultimi due punti dell’accordo ma non quelli sui fanghi: avrebbe dovuto ridurre la quantità di solidi sospesi scaricati in mare dal Fosso Bianco secondo una precisa tabella di marcia. A settembre 2009 fu aperta un’inchiesta da parte della Procura di Livorno (5 dirigenti finirono indagati per reati ambientali). L’indagine si chiuse nel 2013 con un patteggiamento. Solvay avrebbe investito i 6, 7 milioni per la bonifica e il disinquinamento delle vasche di sedimentazione, l’adeguamento e il sistema di contenimento degli scarichi, impegnandosi a dotarsi entro il 2014 di un impianto di trattamento dei reflui.
Oggi lo stabilimento guidato da Davide Papavero sta giocando una sfida importante sul risanamento ambientale. Ma il caso dello sversamento di ammoniaca fa piombare di nuovo la multinazionale in un mare di polemiche e rischia di scolorire l’immagine delle bandiere blu che ancora campeggiano sul litorale fra Rosignano e Vada. Icona contestata di un mare pulito. Franchi pretende da Solvay chiarezza sull’accaduto e arriva a ipotizzare una revisione dell’autorizzazione integrata concessa dal ministero. I sindacati temono per i lavoratori e si sentono snobbati dall’azienda Chi sembra non preoccuparsi più di tanto sono le migliaia di bagnanti che non rinunciano a questo piccolo angolo di paradiso. Chi se ne frega se è un paradiso tarocco.
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