Il Tirreno

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Tommaso Novi: «Suono fischiando da Puccini a Dalla, così ho trasformato un tic in arte» – Video

di Federica Scintu

	Tommaso Novi (maglia verde) con Andrea Fornai e il direttore del Tirreno, Cristiano Marcacci
Tommaso Novi (maglia verde) con Andrea Fornai e il direttore del Tirreno, Cristiano Marcacci

Pianista e compositore (e cofondatore dei Gatti Mézzi) è pronto per il secondo tour internazionale

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Il fischio: un suono sottile e sfuggente ma potentissimo. È avventura e mistero in “Per un pugno di dollari” ma è anche inquietudine e seduzione nell’infermiera che in Kill Bill fischietta Twisted Nerve e ancora malinconia e libertà nell’intro di Wind of Change. Poi c’è la vita reale: fischia il vigile e fischiano i manifestanti. Fischia l’arbitro, fischiano decine di popolazioni al mondo che modellando questo suono hanno creato veri e propri linguaggi. Ed è nella complessità di una “vibrazione” tanto semplice quanto sottovalutata che Tommaso Novi, 46 anni, pianista e compositore toscano, ha trovato il suo “swing” artistico.

Così, quello che per lui era un “tic” – fischiare – è diventato il suo strumento musicale naturale, un’abilità che l’ha portato a essere l’unico docente di “fischio musicale” in Europa ma anche “fischiatore” su palcoscenici nazionali e internazionali. Due anni fa il primo tour del suo spettacolo “Fischio, la musica della mia vita” in Belgio e Canada. Ma ora, per l’artista pisano – cofondatore dei Gatti Mézzi con Francesco Bottai, che nella sua carriera ha collaborato tra gli altri con Paolo Virzì per la colonna sonora del film “La prima cosa bella” e Nicola Piovani – ma anche con Paolo Fresu, Brunori sas e Zen Circus – è tempo di fare di nuovo le valigie.

Dove la porta l’arte del fischio questa volta?

«La mia seconda tournée internazionale parte dalla Svizzera il 7 ottobre. Poi volerò in Belgio e in Canada per un totale di dieci date con concerti a Bruxelles, Montreal e nell’Ontario. Con me ci saranno due musiciste canadesi, la bassista Melissa Doucet e la batterista Christina Beaudry-Cardenas in un concerto che è un po’un viaggio nel tempo. La scaletta va da Bach a Lucio Dalla passando da Thelonious Monk ed Ennio Morricone. Ma anticipo che ci sarà anche un omaggio al maestro Giacomo Puccini: fischierò Turandot, Gianni Schicchi e Tosca. E per me la scelta di queste arie liriche è anche un omaggio a mio nonno Venerio che le fischiettava sempre».

Alla parte musicale se ne affiancherà una più didattica, giusto?

«Sì, durante il tour terrò dei seminari sul fischio con gli studenti sia in Italia che in Belgio per spiegare loro le potenzialità di questo strumento così sottovalutato e se vogliamo maltrattato».

In Europa non esiste la cattedra ufficiale di “fischio musicale” ma possiamo dire che lei è riuscito ad abbattere questo muro...

«Lo strumento del fischio non ha una collocazione negli organici delle scuole ma nemmeno nelle orchestre. Per me da piccolo era una sorta di “tic”: ero un ragazzino agitato, fischiavo continuamente ma era più un sintomo di disagio. Nel tempo però sempre più persone mi facevano notare che ero bravo. Così, 17 anni fa, ho pensato: “Tutti fischiano ma nessuno fischia”, potrei insegnare come si fa. E da qui è nato il mio progetto che nel 2008, mi ha portato ad avere una cattedra alla scuola di musica “G. Bonamici” di Pisa, l’unica in Europa in cui ci sia il corso di fischio musicale».

Da disagio a forma d’arte dunque, ma quali sono gli sbocchi che può dare questo strumento?

«Il fatto che non ci sia una cattedra per il fischio musicale dimostra che è uno strumento ignorato. Il fischio è considerato non solo strambo ma per alcune popolazioni anche di cattivo auspicio. In nave è vietato fischiare e in Italia, fino a 20 anni fa, per una donna era considerato sconveniente. È uno strumento che si scontra con tanti pregiudizi e se vogliamo limiti culturali. In passato i flautisti dovevano saper fischiare poi a un certo punto questa capacità si è persa. Col mio lavoro cerco anche di restituire allo strumento il rispetto che merita».

Per diventare fischiatori ci vogliono delle caratteristiche particolari?

«No, non ci sono requisiti particolari: tutti possono fischiare. Servono diaframma, polmoni e bocca. Anche i denti non sono fondamentali».

Ma quali sono i brani più difficili da fischiare?

«In generale sono quelli che hanno un timing veloce e che richiedono di andare oltre il limite dei tre ottavi di estensione. Mi viene in mente una fuga di Bach o un “prestissimo” di Mozart».

Quali sono gli incontri e le collaborazioni di cui è più orgoglioso?

«Sicuramente l’incontro con Paolo Fresu, trombettista e compositore che mi ha invitato al suo festival in Sardegna e poi qualche mese fa sono stato ospite del programma di Stefano Bollani, Via dei Matti nº0: ci conosciamo da tempo e per me è stato un onore partecipare. Ma sono anche molto orgoglioso di aver fischiato con l’Orchestra Filarmonica Pisana al concerto tributo a Ennio Morricone».

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