Il Tirreno

A tavola con noi
Gusto apuano

A Montignoso una “Sosta” gourmet tra prodotti tipici, salumi e vini di piccoli produttori

di Claudio Mollo
Margherita Bacci e la sala della Sosta (foto Mollo)
Margherita Bacci e la sala della Sosta (foto Mollo)

Un ambiente fatto di sassi e travi, marmi, lavagne in ardesia e altri complementi decisamente “vintage”

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MONTIGNOSO. Una sosta a Montignoso, prima di incamminarsi verso le Apuane, adatta per chi cerca cose buone, prodotti di eccellenza, ideale per chi non vuol passare troppo tempo ad un tavolo, cose davvero sfiziose, comprensibili a chiunque, accompagnate dal vino “più giusto”, vista la selezione che si ha a disposizione. Ma attenzione, non ci sono piatti caldi, perché La Sosta non è un ristorante, ma come dice il nome, una “sosta” gourmet, ricavata all’interno di un vecchio negozio di frutta e verdura, che, al tempo, vendeva anche giornali, dolci, caramelle e chi più ne ha più ne metta. Insomma, le attività di una volta, con tutte le licenze possibili. Un ambiente fatto di sassi e travi, marmi, lavagne in ardesia e altri complementi decisamente “vintage”. Sui tavoli una mise en place semplice ma carinissima, con particolari posate d’argento e ogni sedia è diversa dall’altra, un po’ con le sedute in legno, un po’ in formica. Anche i piatti sono tutti diversi; un mix inusuale che però da tantissimo colore e fascino a questo piccolo tempio del sapore, chiuso una quarantina d’anni fa e riaperto nel 2022 dalla famiglia Bacci.

Anima e artefice di questo piccolo gioiello gastronomico, Margherita Bacci, nata a Milano nel 1993 e figlia del fratello di Massimo Bacci, nota figura fra i grandi artigiani del salume toscano e nazionale, laureata in scienze gastronomiche a Pollenzo e sommelier professionista AIS. Margherita ha le idee molto chiare riguardo la qualità alimentare e i principi dell’accoglienza. Dopo significative esperienze, tra Genova e Milano, torna da nonno Vinicio e da zio Massimo, in quel piccolo borgo ai piedi delle Apuane, e proprio lì a Montignoso, mette a frutto tutte le sue esperienze, iniziando a lavorare prima nella macelleria e salumeria; poi decide di aprire e gestire quello che anche zio Massimo aveva in mente da un bel po’ di tempo. Un piccolo posto dove far assaggiare le loro cose meravigliose.

Il menu

«Chi si siede alla Sosta – racconta Margherita – trova un ambiente semplice ma molto curato, la scelta va dai classici taglieri di salumi e formaggi a latte crudo di produttori locali, la focaccia cotta a legna con salsiccia e stracchino, diversi crostoni che cambiano con le stagioni e con la reperibilità dei prodotti». Molto ghiotta la “merenda del cavatore” con lardo e pomodori, poi una gustosa lingua salmistrata con salsa verde, la Marocca di Casola con il lardo, il pane Marocco, con scarola e acciughe. Con la carne, selezionata da fassone piemontesi, si realizzano bellissime tartare battute al coltello, con capperi e origano e da provare è anche la ciccia conciata, da girello di bovino, marinata con sale, pepe e rosmarino, salvia e aglio. Una via di mezzo tra carpaccio e carne salada, servita accompagnata da fagioli rossi di Lucca. Qualche scelta anche per i vegetariani, come il crostone vegetariano o la torta di Bagnone, con farina di mais, latte, parmigiano e cipolle di Treschietto.

Tanti i piatti conditi con un filo d’olio Quercetano, una cultivar di alto pregio, prodotto nelle provincie di Lucca e Massa. «Tutto questo fa parte di una continua ricerca di toscanità che noi facciamo guardandoci prima di tutto intorno e poi allarghiamo il raggio d’azione a 360 gradi, sempre a caccia di prodotti di qualità che escono dalle mani di artigiani del gusto», dice Margherita. Quindi «non un ristorante ma una enoteca con piccolo ristoro».

E i vini?

Margherita si attiva in prima persona anche con i vini, preferendo le etichette di piccoli produttori. Una bella selezione di champagne, poi bianchi della Lunigiana; tra i rossi, Barolo, Nebbiolo e Barbaresco, eccellenze toscane suddivise tra Chianti, Brunello e diversi cru. Presenti anche un po’ di francesi, bianchi e rossi. Si può scegliere il vino da una carta di poco più di 150 etichette.

 

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