Il Tirreno

Musica

Cesare Cremonini e l’arte del liutaio magico in Toscana: «Qui nascono le chitarre delle stelle» – Video

di Lorenzo Carducci

	Cesare Cremonini durante la visita alla “Paoletti Guitars”
Cesare Cremonini durante la visita alla “Paoletti Guitars”

Il cantautore alla Paoletti di Quarrata: «Scelgo gli strumenti del nuovo tour». Il racconto del titolare: «Una sfida lavorare per artisti del suo calibro. Il nostro segreto? Usare il castagno»

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Se quando nel 2009 iniziò per caso a realizzare chitarre in legno, gli avessero detto che un giorno avrebbe creato gli strumenti per il nuovo tour di Cesare Cremonini e che avrebbe avuto come clienti tanti altri artisti di grido, avrebbe pensato a uno scherzo. Invece a distanza di 16 anni la storia da film di Fabrizio Paoletti, 52enne di Montemurlo, è più che mai realtà. Oggi le Paoletti Guitars prodotte a Quarrata, tra Pistoia e Prato, calcano i più grandi palcoscenici della musica internazionale, suonate da nomi che fanno venire la tremarella. Bruce Springsteen, Keith Richards, Slash e i Guns’N Roses, Noel Gallagher, Metallica, Aerosmith, Bon Jovi, Roger Waters, Brian May, ma anche Jovanotti, Ligabue, Elisa, Laura Pasini, Caparezza, Il Volo e da poco anche i Pinguini Tattici Nucleari. Vale a dire la creme de la creme della musica italiana, che anche per assonanza vede Cremonini tra i suoi più amati ambasciatori. 

Sui propri canali social, il cantautore bolognese ha pubblicato i video della visita fatta lunedì a Fabrizio nella sua azienda. I due scherzano con una certa complicità girando nei vari reparti. E così, i manici di chitarra appesi ad asciugare diventano culatelli. «Il signor Paoletti tanti anni fa ha scommesso su un’idea pazza di mettere a posto le chitarre degli amici. E passo dopo passo, con la forza della Toscana nel cuore, ha creato quest’azienda meravigliosa che produce custom (strumenti musicali personalizzati, nda) di una pregevolezza ammirata da tutti i più grandi artisti e musicisti internazionali», dice l’artista abbracciando il proprio “fornitore”. Per poi svelare il vero motivo della visita: «Proviamo a creare una chitarra speciale per il mio tour». 

Per Paoletti, partecipare a CremoniniLive25, in programma quest’estate negli stadi, è motivo di particolare orgoglio ma anche una responsabilità. «Collaboriamo con Cesare anche grazie alle parole che aveva speso su di noi Elisa – racconta – Per questo tour importante ha deciso di fare due strumenti molto particolari che a dire la verità ci mettono anche un po’alla prova, perché ci stiamo confrontando con nuovi materiali. Aveva promesso che sarebbe venuto a trovarci e finalmente ci siamo conosciuti di persona, abbiamo parlato del progetto e gli ho fatto vedere le prove che abbiamo fatto per lui. È rimasto entusiasta e noi con lui. Gli artisti di un certo calibro hanno una visione molto particolare dello strumento, riuscire a capire quello che hanno in testa e realizzarlo è sempre una bella sfida. Da noi però tutti i clienti ricevono la stessa attenzione e questo ha fatto sì che l’azienda in questi anni crescesse. Soprattutto grazie al passaparola». 

È proprio così che negli anni il marchio Paoletti si è fatto strada nel mercato. «Un giorno contattai Maurizio Solieri, chitarrista di Vasco Rossi, fu lui la prima pietra che mi ha permesso di costruire tutto il palazzo – riavvolge il nastro Fabrizio – Lui portò in tour gli strumenti che gli feci e così entrai in un giretto di addetti ai lavori. La voce si sparse e arrivai ad Elisa e poi alla Pausini, quasi non ci credevo. Da lì mi cercò un fan in contatto coi Bon Jovi, portò una mia chitarra a Richie Sambora, lui la usò subito nel tour facendo girare il mio nome anche a livello internazionale. Ci sono stati anche dei colpi di fortuna, come per Bruce Springsteen e Keith Richards, a cui siamo arrivati tramite un’amicizia in comune col manager». 

Partito da una piccola bottega di Montemurlo dopo aver abbandonato il settore tessile, la sua attività (a Quarrata dal 2018, nda) produce fino a 600 strumenti l’anno, ha otto dipendenti e una rete di distribuzione ramificata in tutto il mondo, che coinvolge una settantina di negozi specializzati. «Se non avessi cambiato un po’ la ricetta agli strumenti, provando col castagno, non mi sarei distinto dagli altri – spiega – All’inizio non sembrò una buona idea, ma poi decollò. Usiamo soprattutto castagno francese e acero canadese e ogni giorno ci chiediamo come migliorare i prodotti o creare nuovi modelli. Da un paio d’anni mi cimento anche con la creazione di strumenti particolari, che entrano a far parte di collezioni d’arte. Inoltre sta nascendo una collaborazione importante con la città di Firenze». Un liutaio fuori dagli schemi, fiume in piena di idee e progetti, che però non dimentica di pensare anche all’ambiente. «Per ogni chitarra che esce da qui piantiamo cinque alberi» precisa. Il percorso che ha portato l’azienda dov’è adesso non è stato tutto in discesa, anzi. «Forse gli insuccessi sono stati più dei successi – soppesa Paoletti – ma non ho mai mollato».
 

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