Il Tirreno

Per non dimenticare

Sant’Anna di Stazzema, il fiore dello sdegno: «La memoria contro i fascismi» – Video

di Luca Barbieri
Un momento della commemorazione
Un momento della commemorazione

Ricordo, riflessione e moniti alla manifestazione di Spi Cgil. Il sindaco Verona: «Ma sulla proposta contro la propaganda il governo tace...»

18 ottobre 2024
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STAZZEMA. Nel momento in cui, ancora oggi, si sentono dire certe cose dalla politica, bisogna imparare a reagire con sdegno, bisogna avere la capacità di iniziare a sdegnarsi». L’appello di Vannino Chiti – ex ministro, ex presidente della Regione Toscana e oggi presidente dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea – arriva subito dal palco dell’iniziativa targata da Spi Cgil “È questo il fiore”. Siamo a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca: per prendere in prestito le parole del sindaco del paese, «benvenuti nella capitale dell’antifascismo».

Ricordare, a ottant’anni dalla strage dell’agosto 1944, e riflettere, il senso della manifestazione tra dibattiti, esperti e testimonianze. E non è un caso che l’iniziativa, dopo ieri, 17 ottobre, nella montagna toscana, venga bissata oggi – 18 ottobre – a Marzabotto, in Emilia: altro luogo simbolo quando si parla di stragi nazi-fasciste.

Numeri e storie

Un filo rosso che collega la geografia delle stragi: «560 vittime qui a Sant’Anna di Stazzema: donne, bambini, civili di ogni età massacrati senza neppure quelle che chiamerei giustificazioni “strumentali”. Persone di qui, del posto, ma anche gli sfollati dei dintorni che avevano raggiunto il borgo pensando di essere più al sicuro: i nazisti vennero qui guidati dai fascisti locali», aggiunge Chiti.

E allora, ribadisce l’ex ministro, se le persone «non sono soltanto numeri», certe cifre danno tuttavia un perimetro, mettono un punto fermo (o quantomeno dovrebbero): «In Toscana ci sono state 807 stragi, con la morte di 4.413 civili; 5.626 le stragi a livello nazionale, invece, per 23.662 vittime civili. Il fascismo, sia chiaro, non è stato mai una dittatura mite come qualcuno prova a far passare: ha portato nella politica italiana la violenza organizzata». E allora, continua, «quando si sentono oggi proposte come dediche a un certo Italo Foschi, bisogna iniziare a sdegnarsi, reagire con sdegno. Il trasferimento dei migranti in Albania, l’autonomia differenziata che spezzerà in due l’Italia, il premierato che minerà gli equilibri della rappresentanza e – ancora – le strette alle manifestazioni con le leggi sulla sicurezza: si fanno “passare” a pezzi queste impostazioni, ma bisogna rispondere, altrimenti l’Italia cambierà in democratura», incalza.

L’intervento di Chiti s’alterna a quello di Tania Scacchetti, segretaria generale Spi Cgil e anticipa – come scriviamo a lato – quello del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, le storie di due dei superstiti della strage dell’agosto 1944 e la tavola rotonda – coordinata da Cristiano Marcacci, direttore de Il Tirreno – con Simonetta Soldani, storica dell’Università di Firenze, Annalisa Savino, la dirigente scolastica del liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Firenze – che scrisse a personale e studenti una lettera dopo il caso di via della Colonna a Firenze – e Stefano Landini, segretario Nazionale Spi Cgil.

La proposta ferma

Prima, però, il messaggio del sindaco di Stazzema Maurizio Verona con un destinatario chiaro: Roma, il governo. «Abbiamo bisogno della memoria, soprattutto ora di fronte a un tentativo di revisionismo storico e questo tentativo va respinto con ogni forza, con ogni mezzo. Oggi devo dire però che la proposta di legge, dopo la raccolta firme con molte adesioni, per una legge che punisca la propaganda fascista è ancora ferma (partita proprio da qui, da Sant’Anna, ndr). Nonostante abbia scritto e scriva al governo, le mie lettere sono state ignorate, ma così s’ignora la volontà dei cittadini firmatari, la volontà che il fascismo finalmente finisca in un cassetto», tuona il sindaco.

E ancora: «Il centrosinistra deve migliorare, lo sappiamo bene, però non bisogna per questo voltarsi dall’altra parte, non bisogna essere indifferenti: chi non ha votato e chi non vota consente ai fascisti di andare al governo», conclude.

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