Teatro Pantani con l’eccidio di Cefalonia
Stasera, venerdì 1 dicembre, alle 21(dalle 19,30 apericena), allo spazio Mumu a San Martino Ulmiano, Ubaldo Pantani inaugura un ciclo dedicato al teatro di narrazione, che accompagnerà il pubblico fino a luglio 2024, il venerdì sera, con uno o due appuntamenti mensili. Pantani racconterà a modo suo l’eccidio di Cefalonia del 23 settembre 1943. “A. C. Classe 1916. Non caduto a Cefalonia” è un reading teatrale di Simone Tamburini e Ubaldo Pantani tratto da una testimonianza che Azeglio Campatelli, miracolosamente scampato alla strage, ha rilasciato agli autori, suoi compaesani. Il ciclo rientra tra i festeggiamenti per il 15esimo anniversario di Acquario della Memoria, associazione che gestisce lo spazio. Le “Storie del venerdì sera” avranno come primo filo conduttore, da dicembre a febbraio, proprio la memoria. Ubaldo Pantani, allievo di Giorgio Albertazzi al Laboratorio d´Arti Sceniche di Volterra, è da anni protagonista in tv principalmente con il ruolo di comico-imitatore, proponendo personaggi di grande successo.
Al cinema è stato diretto da Giovanni Veronesi, Luca Miniero e Fausto Brizzi. Appassionato di Storia, ha condotto per anni su Rai2 gli speciali per il Giorno della Memoria e ha messo in scena numerosi spettacoli di teatro di narrazione. Il fatto storico è noto. Seconda Guerra Mondiale, fronte greco. La Divisione Acqui presidiava le isole di Cefalonia e Corfù. Alla firma dell’armistizio che sancì l’uscita dell’Italia dal conflitto, lo scenario si capovolse e i tedeschi da alleati, si trasformarono in nemici. La Divisione Acqui si trovò davanti ad un bivio: arrendersi e cedere le armi ai tedeschi o affrontare la resistenza armata pur sapendo di non poter contare su alcun aiuto esterno. I soldati scelsero all’unanimità di resistere, spinti dall’onore e dall’amore. Sì anche dall’amore, perché molti si erano fidanzati se non addirittura sposati con ragazze del posto e non volevano subire l’onta di gettare le armi di fronte al popolo greco con i quale la convivenza era diventata sempre più pacifica. I nostri militari si difesero con coraggio, ma non ci fu scampo e furono costretti ad arrendersi. La vendetta tedesca fu spietata e solo pochissimi, ne uscirono miracolosamente vivi.