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Creme solari, occhio ai filtri: alcune sbiancano la barriera corallina. La guida per scegliere quella giusta

Creme solari, occhio ai filtri: alcune sbiancano la barriera corallina. La guida per scegliere quella giusta

Certe sostanze danneggiano il dna dei pesci e non solo. Ma ci sono anche prodotti più rispettosi per il mare, come la linea Io Coop

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Proteggono la pelle, evitano scottature e danni profondi, sono uno scudo contro l’invecchiamento precoce provocato dal sole.

Le creme solari sono il prodotto che non può mancare nella borsa del mare. Quasi quasi, meglio dimenticarsi del telo o del cruciverba, ma la crema no, senza crema non ci si toglie nemmeno la maglietta.

Attenzione, però: non tutte le creme solari sono “amiche”. Alcune, anzi, sono proprio da evitare. Per la nostra pelle, ma soprattutto per l’ecosistema marino.

Tutta colpa di alcuni filtri solari, che sono – per chi mastica la chimica – ossibenzone, octinossato e ottocrilene.

L’ossibenzone è un composto organico che protegge la pelle dai danni provocati dai raggi UV in maniera molto efficace. È stato però dimostrato che ha un’elevata capacità di penetrare nella cute, stimolando la produzione di radicali liberi, potenziali causa di tumori, e comportando anche alterazioni al sistema endocrino.

L’ottocrilene fornisce protezione dalle radiazioni UVB e UVA corte. Sembra essere, però, un forte allergene che comporta dermatite da contatto nei bambini, dermatite da contatto fotoallergica negli adulti, e che, facilmente assorbito dalla pelle, stimoli la produzione di radicali liberi.

Ma a preoccupare è anche l’impatto sul mare e sulle sue creature.

Tra il 2020 e il 2021 Hawaii, Palau e Isole Vergini hanno introdotto il divieto di commercializzare e usare protettivi solari contenenti ossibenzone e octinossato. Scopo del divieto è proteggere le barriere coralline.

Già a partire dai primi anni 2000 molti studi hanno dimostrato che queste sostanze provocano lo sbiancamento delle barriere coralline. In particolare l’ossibenzone, è stato dimostrato, ne modifica il dna, mentre l’octinossato ne causa il deterioramento a dosi anche molto basse.

Ogni anno si stima finiscano in mare 14mila tonnellate di solari. Una ricerca realizzata dall’Università Politecnica delle Marche, finanziata dall’Unione Europea, ha mostrato che questi componenti, anche in basse concentrazioni, agiscono 18-48 ore dopo il contatto con l’acqua, danneggiando irreparabilmente le alghe che colorano le barriere coralline.

Che fare? Nel Paese del sole, per fortuna – e per sensibilità – l’abbronzatura può essere completamente green.

Molte case cosmetiche, infatti, hanno rinunciato ai filtri killer, optando per altre formulazioni amiche del mare.

Tra queste, la Coop, la cui linea di solari Io Coop è stata formulata in modo da garantire sicurezza per la salute ed ecosostenibilità degli ingredienti.

In queste creme non sono presenti ossibenzone, octinossato e ottocrilene, ma altri filtri, ugualmente efficaci e amici del mare.

Inoltre, per aggiungere sostenibilità a sostenibilità, i flaconi che contengono queste creme protettive solari sono realizzati con il 50% di plastica riciclata.

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