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Serie A: l’intervista

Il 5 e 5, la salvezza e il Cagliari. Pavoloso si racconta: «E se segno contro il Pisa a Livorno divento sindaco»

di Giuseppe Boi

	Leonardo Pavoletti
Leonardo Pavoletti

L’attaccante rossoblù Leonardo Pavoletti tra futuro, maglia amaranto e sfida ai nerazzurri: «È una stagione chiave, la fine o l’inizio di un nuovo percorso»

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PONTE DI LEGNO. Fatica e sudore, come normale a metà luglio per un calciatore professionista. Tuttavia più in palestra che sul campo e con un fine allenamento che dice tanto: la borsa del ghiaccio al ginocchio. Per Leonardo Pavoletti quello in corso a Ponte di Legno-Temù è un ritiro precampionato diverso dagli altri. È a Cagliari da otto anni (217 partite giocate e 52 reti a tabellino) e non è solo il capitano rossoblù, ma una bandiera. Il video del suo gol a Bari, al 94’ della finale play off del campionato di serie B, è per i tifosi cagliaritani quasi un feticcio: su Youtube ha più di 820mila visualizzazioni. Uno dei tanti gol decisivi di “Pavoloso”.

Come quello che, poco più di due mesi fa, ha mandato ko il Verona e, di fatto, salvato la squadra allora guidata da Nicola. L’altro lato della medaglia, però, sono le 37 candeline da spegnere il prossimo 26 novembre e le tre operazioni al ginocchio, l’ultima a fine dello scorso mese di maggio. Età e acciacchi, però, non gli fanno alzare bandiera bianca... anzi. Anche perché nel prossimo campionato ci sono due date segnate con la matita blu – nell’ultima domenica prima di Natale e a metà marzo – : vale a dire le partite contro il Pisa. «Il mio derbissimo», sottolinea chi ora è portabandiera dei Quattro Mori, ma non ha mai dimenticato i Quattro Mori della sua città natia. E per un livornese doc la sfida alla città della Torre pesa tantissimo. Magari anche come prologo di un finale di carriera in amaranto «se il ginocchio lo permettesse».

I livornesi che ti amano e i pisani che ti temono si chiedono: come sta il ginocchio?

«Sono un po’ in attesa».

In che senso?

«Non mi voglio buttare troppo giù. Ora, naturalmente, ho ancora un po’ di fastidio. Però sono a poco più di un mese e mezzo dall’operazione (artroscopia al ginocchio sinistro, ndr). È normale che sia così».

Quindi?

«Sto lavorando per tirare ancora un po’ su il tono muscolare. Quando ci sarò riuscito, inizierò ad allenarmi gradualmente, a correre bene e a fare tutti gli esercizi in allenamento. Solo con questo percorso avrò le risposte. Ossia se il ginocchio sta bene o se, insomma, devo iniziare a pensare al piano B».

Ti senti un grande vecchio?

«All’orecchio ci sento benissimo (scherza, ndr)».

Dicevo “vecchio”

«In Serie A sono arrivati Dzeko, Modric, De Bruyne e Immobile. So che potrebbe essere il mio ultimo anno, ma cerco di vivermelo nel migliore dei modi. Nella testa sono ancora un giocatore».

Sei diventato cagliaritano d’adozione. Cosa porteresti di Cagliari a Livorno?

«L’amore vero per la propria città e per la propria terra. A Livorno c’era un sentimento simile, ma negli anni secondo me si è perso».

Vale a dire?

«Si è persa l’identità della propria città, della propria terra. La volontà di servirla in un modo diverso. Mentre, secondo me, in Sardegna e a Cagliari c’è un amore assoluto e spassionato».

E di Livorno a Cagliari?

«L’originalità e la spontaneità del livornese. Sono cose che mi porto dietro e custodisco con orgoglio. Non c’è niente in Italia come il botta e risposta di un livornese. È imbattibile».

Ti manca il 5 e 5?

«Molto. Ogni tanto vado in astinenza. Quando torno a Livorno, che sia estate o inverno, io il 5 e 5 lo devo prendere. Questa cosa mi manca proprio a Cagliari».

E le diatribe con i pisani?

«Mah... (risponde ridendo, ndr)».

Quest’anno dovrai sfidare in campo i nerazzurri.

«È il mio derby particolare. Poi è, o almeno penso che sarà, una partita salvezza per gli obiettivi simili. Quindi quelle due partite avranno doppio, triplo valore».

Pronto a scendere in campo all’Arena Garibaldi?

«Tre anni fa, quando eravamo in Serie B, purtroppo non sono riuscito a giocare né all’andata né al ritorno. Speriamo di riuscirci quest’anno, almeno una volta mi piacerebbe giocare lì a Pisa».

Cosa succede se segni?

«A Livorno (gli si illuminano gli occhi come a un bimbo al luna park, ndr) divento sindaco ad honorem».

E la maglia amaranto? Il presidente Esciua ha fatto un allusione al tuo nome e la città è impazzita.

«Mi ha fatto molto piacere. Sia le dichiarazioni, sia le reazioni dei tifosi. Ci siamo sentiti, ma il discorso è sempre lo stesso: devo capire come sto. Quella è la cosa più importante, sia per il Cagliari sia per qualsiasi altra squadra».

Resta il fatto che hai dichiarato che l’unica squadra per cui lasceresti il Cagliari è proprio il Livorno.

«Sì ma ora c’è una questione di rispetto per il Cagliari, per tutto quello che si è fatto e si è creato. Qui siamo alla fine o all’inizio di un nuovo percorso. Sono stato capitano nei momenti belli e in quelli brutti. Ora stiamo risalendo, tirando fuori la testa. Devo dare ancora un segnale di equilibrio. Secondo me, tutta la mia esperienza di questi nove anni serviranno soprattutto quest’anno».

Perciò?

«Dovrò essere bravo, sia o meno questo l’ultimo anno, e dare veramente tanto a livello di valori e di principi, in forza di quello che ho già passato. E poi, chissà, magari in futuro si potranno fare, se il ginocchio lo permetterà, altre valutazioni».

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