Sinner e la notte dei miracoli: l'impresa con Djokovic tiene sveglia l'Italia fino all'urlo che celebra la leggenda
Prime time televisivo, tifo da stadio, tutta la pressione mediatica del mondo sulle sue giovani spalle. Al termine di tre ore di un'epica battaglia sportiva Jannik depone il re Novak: partita perfetta per il rosso della Val Pusteria
Abbiamo assistito a una delle più grandi impese sportive dell’ultimo decennio. Jannik Sinner batte il re dei re, Nole Djokovic, al termine di tre ore e passa di battaglia, terminata in piena notte (7-5, 6-7, 7-6). Tre ore di tennis sublime, cuore in gola che alla fine non poteva che risolversi in due drammatici tie break. Ora sappiamo di avere il futuro numero uno in casa. Sinner è un fenomeno di massa, ormai. Prime time televisivo, tifo da stadio, tutta la pressione mediatica del mondo sulle sue giovani spalle. Il rosso della Val Pusteria porta il tennis a livello del calcio: c’è aria di partita della Nazionale, per intendersi. E’ numero quattro al mondo e sfida l’imperatore che, a 36 anni, tiene lo scettro saldo in pugno; ce n’è abbastanza per una serata epica.
Grande tennis. Djoko si apre la strada con il servizio, e quando lo scambio (raramente) si fa lungo ne esce sempre con una pressione a tratti insostenibile per Jannik: la scelta del serve and volley del numero uno denuncia un rispetto assoluto per l’avversario. Sinner mantiene il servizio tirando sassate di servizio a oltre duecento orari, e prova a rispondere in mezzo ai piedi di Nole. Equilibrio fino al 5-5, poi succede qualcosa: l’azzurro riemerge dallo 0-40 con cinque punti consecutivi, aiutato anche da un inusitato doppio fallo del re, salutato con un boato dal pubblico (e lui fa scattare l’applauso polemico). Jannik chiude da padrone: 7-5 dopo 55’ di gioco. Il vecchio Drago ci mette malizia, nel momento più delicato. Sfrutta addirittura il toilet break per mettere granelli di sabbia negli ingranaggi dell’altoatesino.
Sinner potrebbe disunirsi, rischia sullo 0-30 ma si ritrova col servizio e resta a contatto sul 2-2 e poi sul 3-3, con Djokovic che come spesso accade trae linfa vitale dalla sua battaglia privata con qualche spettatore che lo bersaglia, ad ampi gesti chiede ancora più fischi. Segnali di nervosismo, anche per un dolore al collo ma la classe è troppa: 5-4 per Nole, ma il servizio della volpe Rossa è un fattore, e siamo ancora pari nella notte torinese.
Si va a un tiebreak annunciato dove Djokovic, potere dell’esperienza, sbaglia meno (7-5): si va al terzo set. Sudore, nervi, fischi e applausi, servizi a 200 orari: il vecchio campione e il giovane sfidante se le danno senza più molti calcoli. L’azzurro miracoleggia con i passanti e sale 4-2 con il break che incendia il Palalpitour. 4-2 ma fguai a dare il re per morto: controbreak e 4-3. Tensione allo zenith, Jannik la allaggerisce con un turno di servizio a zero che lo traghetta sul 5-4. Djokovic è stanco, va sotto 6-5, il pubblico lo fischia e lui lo accompagna come un violinista, anche la provocazione fa parte del serbo. Si va ancora al tie break: Sinner se lo mangia. Ed è trionfo.