Il Tirreno

Gkn, la Fiom vince il ricorso: il giudice blocca i licenziamenti. L'azienda impugna la sentenza

Mario Neri
Gkn, la Fiom vince il ricorso: il giudice blocca i licenziamenti. L'azienda impugna la sentenza

Firenze, svolta nella vertenza: il tribunale del Lavoro ha accolto le contestazioni del sindacato, ritenendo che la società in mano al fondo Melrose abbia tenuto un comportamento antisindacale. Gli scenari

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FIRENZE. Bloccati i licenziamenti. Con un tempismo senza precedenti nella storia delle vertenze sindacali, il giudice del lavoro di Firenze ha accolto il ricorso presentato dalla Fiom contro i licenziamenti collettivi comunicati il 9 luglio scorso da Gkn Driveline Firenze e con cui l’azienda di automotive ha lasciato senza futuro 422 operai e oltre 200 lavoratori dell’indotto. Un verdetto che ha fatto esplodere di gioia i lavoratori riuniti nello stabilimento. Ma che in serata l'azienda decide di impugnare. «Gkn Driveline Firenze – scrive in una nota la società - rimane convinta della correttezza del proprio operato e non si sottrarrà al confronto con le parti sociali, avendo comunque dato mandato ai propri legali di presentare impugnazione».

LA SENTENZA

Il tribunale ha accolto le contestazioni del sindacato, ritenendo che la società in mano al fondo inglese Melrose abbia tenuto una condotta antisindacale, soprattutto non concedendo ai lavoratori e alle rappresentazioni sindacali il giusto preavviso nell’avvio della procedura. Una svolta per i 422 lavoratori, per cui mercoledì sarebbero scaduti i termini dell’iter e sarebbero stati di fatto licenziati.

La sentenza annulla la procedura di licenziamento collettivo, di fatto costringendo Gkn a ricominciare da capo. Non una cosa da poco, perché questo darà il tempo al governo di intervenire con un decreto, mettendo paletti molto stringenti alle delocalizzazioni. Si riapre così uno spiraglio per applicare al caso Gkn la legge Todde-Orlando, finora inapplicabile alla vertenza di Campi poiché non attivabile in modo retroattivo. Non solo. Potrebbe anche esserci il tempo per accogliere alcune richieste del collettivo di fabbrica, che chiedeva un decreto urgente per allungare i termini di scadenza della procedura dei licenziamenti collettivi, portandoli da 75 a 260 giorni.

«Il comportamento antisindacale accertato è consistito – scrive nel decreto la giudice Anita Maria Brigida Davia –, nella sua parte più significativa e lesiva degli interessi del Sindacato ricorrente, nell’aver impedito al Sindacato stesso di interloquire, come sarebbe stato suo diritto, nella delicata fase di formazione della decisione di procedere alla cessazione totale dell’attività di impresa. La rimozione degli effetti di tale comportamento non può che implicare l’obbligo per l’azienda di rinnovare correttamente l’informativa omessa e, quale ulteriore e necessitata conseguenza, l’obbligo di revoca del procedimento ex L. n. 223/91 iniziato sulla base di una decisione presa in assenza del confronto, necessario anche se non vincolante, con il sindacato».

LE REAZIONI

 «Sono soddisfatto, la sentenza del tribunale che annulla i licenziamenti voluti da Melrose permette a tutti noi di parlare di lavoro, territorio e produzione", dice il presidente Eugenio Giani. "Ci stiamo battendo - aggiunge Giani - perché non accada mai più che fondi internazionali possano permettersi di acquisire pezzi della nostra terra e delle nostre industrie per scaricarci, poi, come fossimo scarti. È fondamentale che intervenga il governo con una normativa apposita»..

«Dobbiamo introdurre il decreto su cui ho lungamente lavorato con il ministro Andrea Orlando sulla responsabilità sociale d’impresa – dice la viceministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde –, in modo che tutte le grandi aziende, non in crisi, che hanno preso soldi pubblici e che intendono licenziare o decentrare le produzioni, seguano percorsi normati e ordinati, proprio nel segno della responsabilità sociale. Sono contenta che il M5S sia compatto al mio fianco in questa battaglia».

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«La palla ripassa ancora pùi pesante al Governo. Non osate far ripartire quelle lettere. Cambiate la legge subito», scrive il collettivo di fabbrica di Gkn su Facebook. «La mobilitazione continua perché non c’è salvezza fuori dalla mobilitazione – aggiunge il post – E perché ci sono trent'anni di attacchi al mondo del lavoro da cancellare. Stiamo imparando tante cose in questa lotta. Iniziamo anche a masticare qualcosa di finanza. E quindi, fossimo un azionista Plc Melrose inizieremmo a pensare che forse i nostri soldi non sono proprio in buone mani. Inizieremmo a diversificare il portafoglio. una semplice opinione, sia chiaro. Noi non siamo azionisti del resto. Siamo gli operai Gkn. E questo è quanto. Noi non giochiamo in Borsa. Facciamo semiassi. E insieme a tutti voi, noi #insorgiamo».

«La revoca dei licenziamenti collettivi è un primo grande passo per i lavoratori che da mesi presidiano lo stabilimento di Campi Bisenzio - dice Alessandra Todde, viceministra allo Sviluppo economico - Ora dobbiamo essere concreti, perchè perché quando parliamo di 422 lavoratori, più l’indotto, parliamo di famiglie».

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