Prato, il vescovo chiude il Giubileo con un appello all’accoglienza di chi fugge «da situazioni impossibili»
Monsignor Nerbini nell’omelia durante la messa solenne ha avuto anche un pensiero per i giovani e per i detenuti
PRATO. In una cattedrale piena di fedeli si è chiuso il Giubileo nella diocesi di Prato. In tanti hanno partecipato questo pomeriggio, 28 dicembre, alla messa solenne per la conclusione dell’Anno Santo, aperto da papa Francesco e portato avanti da papa Leone. L’ultimo atto sarà la chiusura della porta santa a Roma, nella basilica di San Pietro, nel giorno dell’Epifania. Per le chiese particolari, quelle diocesane, la fine è arrivata oggi. A Prato è stato il vescovo Giovanni Nerbini a presiedere la funzione, concelebrata dai sacerdoti diocesani. Presente in forma ufficiale l’Amministrazione comunale con la sub commissaria Renata Castrucci.
Giubileo è un anno dedicato alla conversione e alla remissione dei peccati e papa Francesco ha voluto dedicare questo cammino di conversione al tema della speranza. «Oggi si chiude l’Anno Santo ma certamente non ha termine l’annuncio della speranza cristiana – ha detto il vescovo Nerbini nell’omelia – anzi, abbiamo compreso meglio che l’uomo non può vivere di solo pane, né di sole speranze intraterrene. Carissimi, nella misura in cui ci siamo nutriti della Speranza che viene da Cristo, siamo chiamati ad accenderla dove per più motivi questa si è spenta». Monsignor Nerbini ha elencato alcuni ambienti, da lui visitati durante questo anno giubilare, nei quali occorre continuare a essere presenti «con dolcezza, rispetto e retta coscienza», si tratta delle Rsa e degli hospice, del carcere («dove agli errori gravi compiuti nella vita si aggiunge l'umiliazione di una condizione frustrante, mortificata dalle condizioni ambientali che ostacolano ogni possibile riscatto della persona»). Occorre continuare a portare speranza «agli uomini e alle donne della porta accanto che nella solitudine non colgono più il valore e il senso della propria esistenza» e ai giovani «che ci fanno vedere di avere bisogno di una speranza diversa, quando appaiono inquieti, scontenti, e lanciano messaggi disperati attraverso gesti di autolesionismo».
La chiusura del Giubileo è avvenuta nella domenica nella quale la Chiesa celebra la Sacra Famiglia, per questo il vescovo ha rivolto un pensiero «a quelle famiglie e a quei popoli messi ai margini di una società nella quale c'è solo spazio per quanti hanno mezzi per garantirsi una esistenza accettabile». A questo proposito il vescovo ha fatto riferimento «ai campi profughi disseminati nel mondo che più volte vediamo in tv, dove si vive in condizioni drammatiche e sub umane. Non accada mai – ha osservato – di farci complici del rifiuto delle famiglie che scappano da situazioni impossibili e cercano, anche nel nostro Paese, una sistemazione dignitosa». Il canto del Te Deum ha poi concluso la celebrazione solenne.
In occasione dell’Anno Santo sul presbiterio della cattedrale ha trovato posto il Crocifisso dei Bianchi di Giovanni Pisano. Una antica opera trecentesca qui custodita da secoli, venerata proprio in occasione del Giubileo del 1400. Il Crocifisso tornerà adesso nella sua collocazione originaria, nella parete destra del duomo, dentro una cornice ottocentesca, vicino al, battistero. È una piccola immagine, opera di altissima qualità, che grazie a questo anno giubilare i pratesi hanno avuto modo di ammirare da vicino.
Dal 29 dicembre dello scorso anno, fino a oggi, nella diocesi di Prato sono state aperte numerose chiese giubilari, che nel corso del 2025 sono state meta di pellegrinaggi e messe solenni. Oltre alla cattedrale, sono stati i santuari mariani delle Carceri, del Soccorso, del Giglio e della Pietà, e poi la basilica di San Vincenzo e Santa Caterina de’ Ricci, la pieve di Sant’Ippolito di Vernio. Eccezionalmente sono state chiese giubilari le cappelle dell’ospedale Santo Stefano e del carcere della Dogaia, nelle quali il vescovo Nerbini ha celebrato messe per i malati e per il personale sanitario, per i detenuti e per gli agenti di polizia penitenziari.
Da ricordare un importante momento di questo Giubileo. La consegna delle stole per i Missionari della Misericordia. Lo scorso 29 marzo, durante il Giubileo dei Missionari – giunti a Roma dai vari continenti – la Diocesi e il Comune di Prato portarono in dote millecinquecento stole, prodotte dagli imprenditori pratesi. Francesco era assente perché ricoverato in ospedale, poi, come sappiamo, morì il 21 aprile. «Questo dono è un tesoro che ci commuove e ci invita a portare la Misericordia nel mondo», disse monsignor Rino Fisichella, organizzatore del Giubileo, ricevendo le stole nei Giardini Vaticani a nome di papa Francesco. Una delegazione pratese, guidata da monsignor Nerbini, lo scorso 6 settembre, ha poi incontrato papa Leone in piazza San Pietro e da lui ha ricevuto apprezzamento e uno speciale ringraziamento.
