Il Tirreno

Prato

Politica

Il Pd toscano ha il mal di pancia. Da Prato i riformisti alla riscossa

di Libero Red Dolce

	Emiliano Fossi, segretario regionale del Partito democratico
Emiliano Fossi, segretario regionale del Partito democratico

Incontro tra il segretario Fossi e Biffoni, tra malumori locali e regionali: no al congresso anticipato della federazione

4 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Forse per la neo assessora alla Felicità Cristina Manetti il primo intervento da programmare sarà quello di ripristinare la serenità all’interno del Pd toscano, litigioso e diviso nel dopo elezioni tra l’area riformista delusa dalla scarsa rappresentanza e la segreteria di Emiliano Fossi che rivendica il lavoro fatto e chiede di parlare di «temi» e non solo di «posti». Il segretario ha annunciato una “fase 2”, con nel mirino le amministrative del 2026 (Prato, Viareggio e Arezzo tre le altre) e un primo appuntamento con la direzione regionale (il 6 dicembre) dove sarà «azzerata la segreteria». Il punto è come ci si arriverà.

La vittoria netta del campo largo ieri alle regionali in Campania e Puglia, dopo quella in Toscana, consiglia moderazione ai critici. Fossi incarna la linea di Elly Schlein e oggi più di ieri è chiaro che non è quella la strada che i delusi del partito possono percorrere per rivendicare le loro aspirazioni. Ne uscirebbero con le ossa rotte. Le parole d’ordine quindi sono “dialogo” e “territori”. All’indomani del risultato elettorale, uno dei primi a insistere su una maggiore propensione all’ascolto era stato l’ex sindaco di Certaldo Giacomo Cucini, che con 7.588 voti (più di altri eletti) è rimasto fuori dal consiglio regionale per l’esclusione di Brenda Barnini dalla lista degli assessori. Cucini si dice «dispiaciuto che le riflessioni che sono state fatte vengono derubricate a volte come le lamentele di chi non è stato eletto. Io credo che il partito abbia preso la direzione giusta col campo largo, ma penso che il partito debba riuscire nel suo intento di stare vicino alle componenti più fragili della società e garantire una Toscana che va in una direzione sola con maggiori capacità di ascolto, dialogo e vicinanza. Fossi ha vinto il congresso con ampia maggioranza, gode di fiducia ed è legittimato a compiere l’azione politica che porta avanti. Più ascolta e più riesce a condividere, maggiore sarà la possibilità di avere un partito forte e capace di rispondere alle sfide».

Parole diplomatiche, che rivendicano maggiore dignità alle prese di posizioni di chi, come lo stesso Cucini, o l’ex sindaco di Prato Matteo Biffoni e l’ex sindaca di Empoli Barnini, hanno chiesto ragione dell’esclusione di parti importanti del territorio nella composizione della giunta. Con malumori che si respirano anche in Valdarno e a Siena.

In mattinata Fossi era stato più tranchant riguardo alle polemiche: «Non mi sfugge il problema posto, ma ai cittadini questo ragionamento interessa più di occuparsi dei problemi e dei bisogni delle persone e dei territori? Perché il rischio di queste polemiche è quello di essere rappresentati come dei marziani».

Ecumenismo arriva da Giani, che dopo aver costruito una giunta per metà sua e per metà su indicazioni dell’area Schlein, spiega di aver «bisogno di un forte Partito democratico. Sono cose che è bene si sviluppino all’interno di un dibattito nel Pd, che io spero sia il più fecondo e il più partecipato possibile». Giani insomma vuole tenere la giunta il più al riparo possibile dagli stracci che all’indomani del voto hanno cominciato a volare nel partito leader della coalizione.

I riformisti intanto provano a riconquistare pezzi di partito a partire da Prato. Ieri Biffoni, Fossi, il parlamentare Marco Furfaro e il segretario locale Marco Biagioni si sono incontrati. Ordine del giorno: anticipare di un anno il congresso provinciale dei dem per farlo prima delle amministrative. Nelle intenzioni di Biffoni e dei riformisti locali un’ultima chiamata per la segreteria pratese, chiamata a rispondere di alcuni errori che le verrebbero imputati sulla gestione di alcuni passaggi in città – prima e dopo le dimissioni della sindaca Bugetti per l’inchiesta corruzione – e in seconda battuta (ma mica tanto) per l’incapacità dimostrata nel far valere le istanze del territorio dove un eletto con oltre 22mila voti è fuori dalla giunta. Il risultato dell’incontro è stato un compromesso: no di Fossi al congresso anticipato, ma via libera a una consultazione tra gli iscritti. Che potrebbe trasformarsi in un referendum sul segretario provinciale. E, nelle intenzioni riformiste, l’inizio di una riscossa sui territori da far pesare nella mai abbandonata idea di andare a un congresso regionale per rivedere i rapporti di forza.

Primo piano
Paura a bordo

Prato, follia sul bus: sale e prende a schiaffi la conducente – La donna trasportata all’ospedale

di Alessandro Pattume