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Prato, al Santo Stefano il primo intervento di chirurgia della spasticità sulla mano di un bimbo

di Redazione Prato
Prato, al Santo Stefano il primo intervento di chirurgia della spasticità sulla mano di un bimbo

All’ospedale pratese eseguita la prima operazione su un bambino con emiplegia all’interno del percorso Pass, grazie al lavoro congiunto dell’équipe di neuroortopedia del Iot e del personale pratese. Un intervento che segna un passo avanti per l’assistenza alle disabilità complesse e conferma il ruolo del Pass come riferimento per oltre 500 famiglie ogni anno

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PRATO Al Santo Stefano il bisturi entra in punta di piedi, quasi in silenzio. È il silenzio cauto e concentrato dei giorni in cui si inaugura qualcosa che non è solo un intervento, ma un’idea nuova di ospedale. Nei giorni scorsi, nel presidio pratese, si è svolta la prima operazione di chirurgia della spasticità della mano su un bambino con emiplegia: un piccolo grande spartiacque per il progetto Pass, il percorso di accoglienza dedicato alle persone con bisogni speciali. Una prova, anche, della capacità di due strutture – Prato e Palagi – di lavorare come un unico organismo.

Il bisturi l’ha guidato l’équipe del Palagi, quella che si occupa di neuroortopedia e chirurgia della mano ad alta specializzazione. Al timone la chirurga Laura Martini, coordinatrice di un servizio che mette insieme mani diverse - chirurghi, neurologi, fisioterapisti - e costruisce attorno ai bambini con paralisi cerebrale un percorso complesso: microchirurgia dei nervi, interventi sui muscoli, tecniche studiate per addomesticare la spasticità e restituire, un passo alla volta, funzionalità e autonomia.

Per una volta, però, il viaggio l’hanno fatto loro: l’équipe si è trasferita al Santo Stefano. Serviva la Pediatria, serviva la Rianimazione pediatrica, serviva soprattutto un reparto in grado di tenere insieme fragilità, anestesia difficile e la presenza del percorso Pass. Così, accanto ai chirurghi fiorentini, c’erano l’anestesista della struttura diretta da Vittorio Pavoni, gli infermieri e la sala operatoria multidisciplinare del Pass. Una squadra costruita a incastro, come spesso succede nelle pagine migliori della sanità pubblica.

«Un lavoro di squadra importante – dice la dottoressa Martini – per migliorare la qualità di vita dei bambini con disordini neuromotori». E non manca il ringraziamento al direttore del Dipartimento Chirurgico, Stefano Michelagnoli, per aver creduto nell’operazione, in tutti i sensi.

Il PASS, a Prato, è nato nel 2021. Una struttura che non promette miracoli, ma una cosa più rara: ascolto, accessibilità, continuità. Sotto la guida del medico della Direzione Sanitaria Dante Mondanelli e della facilitatrice Chiara Selmi, il percorso è cresciuto fino a offrire nel solo 2025 una risposta adeguata a oltre 500 persone con disabilità complesse. Numeri che raccontano un bisogno enorme e insieme la possibilità concreta di colmarlo.

La storia del primo bambino operato è una storia di medici, sì, ma anche di famiglie che cercano porte aperte invece di muri. Il Pass è quella porta, una cerniera che riduce ostacoli, tempi, inciampi burocratici. E permette, quando serve, di far arrivare l’equipe giusta nel posto giusto.

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