Prato, perquisizione di massa alla Dogaia: 800 agenti cercano droga e telefoni cellulari
È la seconda tranche di un’operazione iniziata a giugno. Nel carcere arrivano smartphone e sostanze stupefacenti anche coi droni. Tre detenuti gestivano il traffico dalla cella 147
PRATO. Sono 800 gli agenti tra polizia, carabinieri, guardia di finanza e penitenziaria che la scorsa notte hanno partecipato a una perquisizione di massa all’interno del carcere della Dogaia a Prato. Una cosa mai vista prima.
Si tratta della seconda tranche di un’operazione iniziata lo scorso 28 giugno per debellare il consumo di droga e l’uso di telefoni cellulari all’interno del carcere di Prato. In questa seconda e più grande operazione sono state perquisite le celle di tutti i 564 detenuti presenti.
Grazie alla collaborazione di sei detenuti, che ora sono in regime di protezione, la Procura ha accertato che le condotte illegali erano proseguite anche dopo il primo blitz di giugno. In particolare, il 31 ottobre due detenuti che rientravano dai permessi sono stati trovati in possesso di oltre 200 grammi di hashish e oltre 100 grammi di cocaina suddivisi in ovuli che avevano ingerito per passare i controlli. Il 19 novembre quattro pacchi sono stati lanciati all’interno del carcere: contenevano tre telefoni cellulari e cento grammi di hashish.
Alla Dogaia la droga e i telefoni cellulari arrivano anche grazie ai droni e la cella 147 della sesta sezione, occupata da tre detenuti, è stata individuata come la centrale dello spaccio. Qui nel corso del tempo sono arrivate diverse consegne grazie a un drone con una lenza di 20 metri manovrato da un complice all’esterno. Altri tre detenuti erano incaricati di nascondere la droga per poi smerciarla nelle diverse sezioni. Droga che, proprio per la particolare situazione, viene venduta a prezzi maggiorati (un detenuto che collabora ha detto che in un caso meno di un grammo di cocaina è stato venduto a 500 euro).
Attualmente la Procura procede nei confronti di 29 detenuti dominicani, tunisini, marocchini, egiziani, italiani, polacchi e albanesi per estorsione, violenza privata, acquisto e vendita di stupefacenti, utilizzo di telefoni cellulari e detenzione di armi (coltelli e tirapugni). Gli inquirenti calcolano che almeno 17 schede telefoniche siano ancora attive all’interno della Dogaia nei reparti di media e alta sicurezza: telefoni che non sono stati trovati a giugno e che potrebbero essere stati trovati la scorsa notte.
Il procuratore Luca Tescaroli in una nota spiega che i risultati delle indagini consigliano di dotare il carcere di Prato di reti anti-lancio alle finestre di tutte le celle, un sistema di videosorveglianza più accurato, sistemi anti-drone per intercettare le consegne di droga e smartphone, e soprattutto di schermare l’intera struttura per impedire che arrivi il segnale Internet all’interno delle celle. Inoltre, sempre secondo la Procura, sarebbe necessario sottoporre a esami radiologici tutti i detenuti che rientrano dai permessi, per impedire che portino la droga all’interno del proprio corpo.
