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Congresso anticipato del Pd: Prato ha fretta ma Firenze nicchia

di Paolo Nencioni

	L'inaugurazione della sezione del Pd al Soccorso, in via Padova
L'inaugurazione della sezione del Pd al Soccorso, in via Padova

L’ex sindaco Biffoni: «Se il segretario regionale Fossi non è d’accordo venga a dircelo in faccia».

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PRATO. Il congresso anticipato del Partito democratico a Prato avrebbe dovuto essere l’occasione per mettere un punto e ripartire, dopo la caduta della giunta di Ilaria Bugetti e tutto quello che ne è seguito, compreso il mancato ingresso dell’ex sindaco Matteo Biffoni nella giunta regionale, nonostante la valanga di preferenze. Ma non è ancora detto che si faccia, perché finora è rimasta lettera morta la richiesta formale presentata al segretario regionale Emiliano Fossi dal segretario provinciale Marco Biagioni, sulla scorta di 250 firme raccolte nella pancia del partito.

E allora, nei giorni in cui l’ex sindaco Biffoni si fa interprete di una montante irritazione non solo personale rispetto alle scelte del presidente Eugenio Giani, la questione sta diventando scottante, perché il tempo stringe, se davvero questo benedetto congresso dovesse essere fatto nella finestra compresa tra l’8 e il 23 dicembre, come si vociferava.

Il segretario Biagioni, punto di riferimento dell’area Schlein, ci ha messo la faccia, dicendo in tempi non sospetti che il congresso anticipato andava fatto, e l’ex sindaco Biffoni, campione dei riformisti, ora gli riconosce di essere stato molto coerente su questo.

Se però alla fine da Firenze dovessero dire che no, ragazzi, il congresso non si fa, allora «ci sarebbe bisogno di una seria riflessione, anche personale», dice Biagioni. Che non arriva a pronunciare la parola dimissioni, ma insomma si è capito.

Il problema è che non è solo Prato a chiedere un congresso anticipato rispetto alla scadenza naturale. Anche altre federazioni scontentate dalle scelte di Giani chiedono un passo simile, ed Emiliano Fossi ha più di una gatta da pelare in questi giorni.

«Ma se davvero decidessero che il congresso non si può fare – avverte Biffoni – allora Fossi deve venire a dircelo in faccia, alla Direzione e ai segretari di circolo. A spiegare». Insomma, non basterà una telefonata o una mail.

Anche perché il Pd a Prato ha un’urgenza maggiore rispetto ad altri territori, dovendo tentare di ricompattare il suo elettorato per riconquistare il Comune, dopo quello che è successo.

E qui si arriva alla necessità delle primarie, su cui le due anime del partito sembrano d’accordo. Primarie di coalizione, dice il segretario Biagioni. Sì, ma a patto che sul nome del candidato ci sia il gradimento dei riformisti. Qualcosa in più del gradimento, verrebbe da dire, perché in realtà il partito si è già contato e quelle 22.155 preferenze alle elezioni regionali fanno di Matteo Biffoni il king maker del prossimo candidato. Saranno tutti d’accordo? Non è ancora detto, perché le divisioni interne, sopite dalla campagna elettorale finita il 12 ottobre, sono ancora lì.

Nell’ipotesi di mancato accordo, qualcuno tra i riformisti accenna alla “bomba fine di mondo”, cioè a riflettere sul fatto che Biffoni queste elezioni comunali le potrebbe vincere anche da solo, senza l’ombrello del partito, ma al momento sembra uno scenario da fantapolitica.

Intanto ieri, 15 novembre, Biagioni e Biffoni hanno inaugurato la sede del Pd al Soccorso, in via Padova, che era chiusa da più di 10 anni. Simbolicamente sarà una “casa dei popoli” nel quartiere più popolare e multietnico della città, forse l’unico dove il numero di stranieri residenti supera quello degli italiani. Un modo per ripartire dal basso. Tutti insieme? 

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