Prato, vanno a svaligiare gioiellerie con gli attrezzi dei vigili del fuoco – Il sospetto di un nuovo trend criminale
L’ipotesi dopo un furto di attrezzi compiuto al comando provinciale di Prato che poi sarebbero stati usati per svaligiare, tra le altre, la gioielleria Jean Saade a Firenze a pochi passi da piazza della Signoria
PRATO. Per ora è un semplice sospetto, ma quando i sospetti iniziano a moltiplicarsi poi cominciano ad assomigliare a certezze. L’ipotesi è che alcuni costosi attrezzi rubati nella caserma dei vigili del fuoco di Prato, in via Paronese, nella notte tra il 14 e il 15 agosto, siano poi stati usati per svaligiare una o più gioiellerie. In particolare la gioielleria Jean Saade di via dei Cerchi a Firenze, non lontana da piazza della Signoria, ma forse anche altre.
Il furto nel Comando provinciale di via Paronese era stato denunciato, ovviamente, ma non ne era stata finora data notizia. Come detto, è successo alla vigilia di Ferragosto, quando le telecamere di sorveglianza della caserma hanno immortalato alcune persone a volto coperto che si sono introdotte nel magazzino e hanno portato via cesoie, divaricatori, mototroncatrici ma anche speciali piedi di porco molto utili per forzare gli ingressi, attrezzi professionali per un valore di migliaia di euro. La notte successiva è stata svaligiata la gioielleria di Firenze e nelle immagini riprese dalla videosorveglianza i vigili del fuoco di Prato hanno creduto di riconoscere almeno uno degli attrezzi che era stato portato via da Prato.
La certezza non c’è, ma il sospetto sì, eccome. Non solo per la coincidenza temporale ma anche per il fatto che questi strani furti nelle caserme dei vigili del fuoco si stanno moltiplicando e si pensa che all’origine ci sia la necessità di procurarsi attrezzi professionali per svaligiare le gioiellerie.
L’ultimo caso risale a martedì, a Padova, dove un furto di attrezzi è stato compiuto nella caserma dei pompieri, un paio di ore prima dell’assalto a una gioielleria, dalla quale sono stati portati via preziosi per un valore di circa 100mila euro, lo stesso bottino messo insieme a Firenze.
Ma di furti nelle caserme dei pompieri ne sono stati messi a segno molti altri, in tempi recenti: a Montevarchi, Pisa, Mestre, Codigoro, Abano Terme, Lugo, fino a quelli di Prato e Padova. Troppi per non pensare a una motivazione come quella dei successivi furti ai danni delle gioiellerie, anche perché procurarsi quel tipo di attrezzi non è per niente facile. Di solito vengono venduti al Ministero dell’Interno da rappresentanti che poi spesso li importano dall’estero e non fanno magazzino.
E in ogni caso, chi ruba certi attrezzi quale altro uso ne potrebbe fare, se non andare a svaligiare le gioiellerie o comunque proprietà blindate? Le cesoie e i divaricatori dei vigili del fuoco sono marchiati e rintracciabili, difficile farli rientrare nel mercato nero.
«Non siamo più di fronte a episodi isolati ma a un vero e proprio fenomeno diffuso che mette a rischio la sicurezza dei vigili del fuoco e l’efficienza del servizio di soccorso tecnico urgente – ha detto martedì Marco Piergallini, segretario del Conapo, il sindacato autonomo dei vigili del fuoco – Si tratta di attrezzature ad alta tecnologia e di elevato valore economico ma soprattutto di strumenti essenziali per salvare vite umane. Il timore concreto è che vadano nelle mani di gruppi criminali organizzati e venire utilizzate per compiere furti, rapine o altri atti illeciti». Il Conapo denuncia la vulnerabilità delle sedi dei vigili del fuoco «spesso prive di sistemi di videosorveglianza, illuminazione e custodia adeguati e chiede che vengano disposte verifiche immediate e interventi strutturali per proteggere i presidi operativi».
