Caso Cocci, il Tribunale del riesame conferma il sequestro degli elenchi della massoneria
La Procura di Prato vuole accertare se gli autori delle lettere anonime siano affiliati alle logge
PRATO. Il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro delle liste a più logge della massoneria effettuato nei giorni scorsi dalla polizia giudiziaria su incarico della Procura di Prato. Il sequestro è stato disposto in relazione all'inchiesta aperta sulla denuncia dell’ex consigliere comunale di FdI, Tommaso Cocci, bersaglio di un ricatto politico tramite lettere anonime fatte circolare negli ambienti pratesi e tra i vertici del suo partito. Il riesame ha rigettato tre ricorsi che chiedevano il dissequestro delle liste prelevate presso la loggia Sagittario di Prato, dove Cocci risulta affiliato e dove per un periodo è stato segretario, e di quelle prelevate a Firenze in borgo de' Greci presso la sede della Provincia Massonica. I ricorsi sono stati presentati dai legali rappresentanti di associazioni culturali, con sedi a Prato e a Firenze, presso cui sono stati attivati i sequestri delle liste dei massoni. Le liste, spiega la procura di Prato, contengono i nomi di appartenenti a più logge. L'interesse degli inquirenti a prelevare gli elenchi è per individuare tra i nominativi chi potrebbe essere coinvolto nella campagna di discredito, diffamatoria, anche per revenge porn, contro Cocci. Tra le ipotesi al vaglio della Procura di Prato c'è che i veleni e le lettere anonime di uno o più “corvi” contro l'esponente di FdI in ascesa (Cocci ha poi dovuto rinunciare a candidarsi alle Regionali nel collegio di Prato) potrebbero essere partiti anche da affiliati in ambienti massonici, oltre a quelli della politica. Le lettere anonime intimavano a Cocci di lasciare la corsa politica in cambio del silenzio su suoi presunti atteggiamenti personali (tra cui una foto senza veli inviata a un profilo Instagram) e, appunto, la sua appartenenza alla massoneria. Cocci, che è avvocato, si è sottratto al ricatto informando i vertici del partito e presentando denuncia all'autorità giudiziaria.