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Montemurlo, operai picchiati al presidio sindacale davanti all’Alba


	Tre momenti dell'aggressione
Tre momenti dell'aggressione

Lo denuncia il sindacato Sudd Cobas. In un video si vedono un uomo e una donna che prendono a calci e pugni i lavoratori

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MONTEMURLO. È successo di nuovo. Stavolta non di notte e col volto coperto, ma alla luce del sole. Alcuni operai che partecipavano a un presidio davanti alla confezione e stireria Alba in via delle Lame, a Montemurlo, sono stati aggrediti a calci e pugni da alcune persone e uno di loro, un bengalese di 30 anni, è stato costretto a ricorrere alle cure dell’ambulanza.

È successo questa mattina, martedì 16 settembre, e il sindacato Sudd Cobas, che aveva organizzato la mobilitazione dei lavoratori, è pronto a sporgere denuncia.

Risale invece all’ottobre 2024 il pestaggio di sindacalisti e lavoratori davanti alla confezione Lin Weidong di Seano (Carmignano), da parte di uomini a volto coperto armati di spranghe, che poi fu seguita da un’imponente manifestazione di solidarietà alla quale partecipò anche il presidente della Regione, Eugenio Giani.

Nel video si vede una donna che picchia un operaio e lo prende a calci, poi almeno un uomo con la sigaretta in bocca che prende a pugni un altro operaio. Infine la donna che distrugge il gazebo montato dal sindacato davanti alla fabbrica. La stessa donna è stata poi colta da una crisi isterica ed è finita all’ospedale. Sul posto, per ricostruire l’accaduto, sono arrivate almeno tre pattuglie dei carabinieri.

Secondo il Sudd Cobas stamattina poco dopo le 9 è arrivata in via delle Lame un’auto i cui occupanti si sono messi a picchiare i lavoratori. «A un anno dall'assalto a bastonate al presidio di Seano – si legge in una nota del Sudd Cobas – ancora scene di violenza contro chi esercita il diritto di sciopero. Gli operai presi a cazzotti non lavorano per una confezione cinese, ma cuciono e stirano capi di abbigliamento di importanti brand della moda, quelli che in negozio arrivano a costare quanto un loro stipendio. Diritti negati, società che chiudono e riaprono sotto altri nomi e violenza contro chi protesta: succede questo nella giungla di appalti e subappalti della moda Made In Italy. I brand committenti non pensino di essere estranei. Quello che è accaduto all'Alba Srl li riguarda direttamente. Prato non può più essere la citta dei diritti negati e della violenza contro chi sciopera. Facciamo appello a tutta la cittadinanza, alla società civile e alle istituzioni a reagire. Siamo pronti alla mobilitazione».

La solidarietà di Furfaro

Ai lavoratori e ai sindacalisti del Sudd Cobas è arrivata la solidarietà del deputato del Pd Marco Furfaro. «A Montemurlo, nel cuore del distretto tessile di Prato – ha scritto il parlamentare dem – 18 lavoratori stavano semplicemente protestando per rivendicare condizioni di lavoro dignitose. Denunciavano straordinari non pagati, sabati di lavoro obbligatori senza compenso, contratti fittizi con inquadramenti inferiori alle mansioni reali. Per questo erano in presidio da giorni davanti alla fabbrica L’Alba Srl. Questa mattina, invece di ascoltare le loro richieste, hanno ricevuto calci e pugni. Secondo la denuncia del sindacato, la titolare e persone a lei vicine hanno distrutto il gazebo e aggredito gli operai, tanto che uno di loro è finito in ospedale portato via in ambulanza. Scene documentate in un video che lascia senza parole. Esprimo piena solidarietà ai lavoratori e al sindacato che li sostiene. È inaccettabile che nel 2025 in Italia chi sciopera per i propri diritti venga preso a botte. Non può esistere che il Made in Italy si regga sulla precarietà, sugli appalti senza regole e sulla violenza contro chi lavora. Chiediamo chiarezza immediata, individuazione delle responsabilità e controlli rigorosi. Anche e soprattutto a tutela di chi ogni giorno lavora rispettando le regole e la dignità delle persone. Il distretto di Prato è un simbolo di lavoro e dignità, non un far west dove chi protesta viene picchiato. Lo Stato deve esserci, con regole, legalità e rispetto delle persone. Senza diritti il Made in Italy perde non solo credibilità, ma anche la sua anima. Nessuno si sottragga a questa battaglia per la legalità».

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