Regionali
Veleni, scandali e colpi bassi: in Toscana le elezioni sembrano una tragedia greca
Tra candidati improvvisati, vendette interne, revenge porn e harakiri politici, le regionali toscane diventano un palcoscenico degno degli dèi dell’Olimpo
Qualcuno deve avere escluso la tremenda Eris dal tavolo delle elezioni regionali in Toscana. E lei si è vendicata. La terribile dea della discordia, capace di far iniziare la guerra di Troia facendo scoppiare una lite tra le dee con una mela d’oro destinata “alla più bella”, ha fatto rotolare il Pomo della discordia tra i candidati e le candidate toscani. E tutti, a destra e sinistra, si sono precipitati a raccoglierla. Vediamo dov’è arrivato il frutto della contesa. E quanto caos ha saputo generare.
I candidati last minute
Se un anno fa aveste chiesto alla prima persona presa in strada chi sarebbero stati i candidati di centrodestra e centrosinistra avrebbe risposto senza esitare: Alessandro Tomasi ed Eugenio Giani. Pareva che lo sapessero tutti... meno che i partiti. Invece è iniziato un tira e molla di difficile comprensione per gli elettori, andato avanti a lungo.
A inizio agosto Giani ha avuto il via libera per ricandidarsi, dopo che il partito romano è passato dal frullatore di un campo largo per mettere insieme da Avs a Italia Viva, passando per il voto online della base 5 Stelle per dare l’okay all’alleanza con l’odiato alleato dem, con le voci di una possibile candidatura del segretario regionale Emiliano Fossi, mai apparso troppo convinto dell’offerta. Alla fine Giani l’ha spuntata. Ma che fatica.
A destra le tre colonne dell’alleanza governativa (FdI, Lega e Forza Italia) non sembravano avere nomi alternativi all’apprezzato sindaco pistoiese eppure tutti e tre hanno proposto un loro candidato, litigando fino alla fine. Solo a fine agosto si è arrivati al via libera per Tomasi, ma l’immagine di grande compattezza del fronte di destra, sbandierata in antitesi agli “eterni” litigi della sinistra, ne è uscita imbrattata.
Lega(ta) al generale
Risolto il nodo candidato, cominciano i problemi interni ai partiti. Matteo Salvini punta tutte le sue fiches sul generale Roberto Vannacci, che fa piazza pulita dell’antico e piazza uomini e donne di sua fiducia nelle liste. A contrastare questo andazzo rimane Susanna Ceccardi, che avversa l’ex militare e prova a mantenere la leadership nel partito. Risultato? Di sei consiglieri regionali solo una si ricandida, ma gli esclusi non restano in silenzio. Massimo Baldini parla di «vannaccizzazione del partito». Il politico in mimetica incassa l’ascesa ad aggettivo e tira dritto. I panzer, d’altronde, fanno così. Con Ceccardi che dai suoi social di tutto parla meno che di elezioni toscane. E in tanti aspettano il 14 ottobre per tirare le somme. Carroccio in trincea.
Il revenge porn come arma politica
Prato è un caso a parte. In attesa che la magistratura faccia chiarezza, in una città dove il centrosinistra a giugno aveva visto la sindaca Ilaria Bugetti costretta alle dimissioni per un’indagine per corruzione, Fratelli d’Italia riconquista di prepotenza la mela d’oro. Emblematico che l’uso di fotografia private in contesti non consensuali sia diventato un’arma politica, con Prato a fare da inquietante laboratorio nazionale. Il consigliere comunale Tommaso Cocci denuncia di aver ricevuto minacce anonime per alcune sue foto intime. La procura dopo poco annuncia di avere aperto un’indagine su Claudio Belgiorno (campione di preferenze in città) e Andrea Poggianti (vicepresidente del consiglio di FdI a Empoli). L’ipotesi è che abbiano inviato le foto di Cocci agli esponenti del partito e ai giornali insieme ad affermazioni ritenute diffamatorie sulla presunta partecipazione di Cocci a festini hard. Accuse infamanti, candidature ritirate e un’immagine da ripulire affidandosi al volto di Chiara La Porta, richiamata da Roma in fretta e furia a fare la capolista. Basta che (non) funzioni?
Nemo propheta in patria
La perdurante attualità del proverbio latino l'ha sperimentata Tomasi nella città che amministra. La lista civica È Ora!, a lui collegata, non è stata ammessa alle elezioni. Nemmeno dopo il ricorso. Inciampi della burocrazia, si dirà. Certamente, ma malignando tocca far notare che in caso di elezione le rigidità della macchina saranno uno dei problemi quotidiani.
Pd, specialità della casa: harakiri pubblico
Il Pd pisano ha vissuto tensioni fino alla chiusura delle liste. A Pisa Alessandra Nardini, inizialmente capolista, è passata al secondo posto per permettere l’alternanza di genere, lasciando spazio a Matteo Trapani. La decisione segue lo scontro sull’esclusione di Sonia Luca, sostenuta dalla Valdera, e riapre la rivalità tra Antonio Mazzeo e Nardini. Il segretario Fossi invita alla ricomposizione e difende la linea, ma resta il dubbio sul perché non si sia intervenuti prima e con discrezione. E ora bisognerà arrivare alle elezioni senza inciampare, avendo legato le stringhe della scarpa sinistra con quelle della destra. Inspiegabile harakiri pubblico.
Pronti, via!, e la perfida Eris ha seminato caos e zizzania. E c’è ancora quasi un mese per scatenare la sua furia. Il timore è che arrivi il figlio della dea, il semi-dio contemporaneo Astensionismo, a raccogliere i frutti seminati dalla madre. Il consiglio è di accendere un voto ad Armonìa, dea della concordia, e sperare. Serve un cambio di divinità per arrivare tutti interi al 12 ottobre.