Prato, la sindaca Bugetti si difende e attacca: «Io, vittima di un megalomane misogino»
L’ex sindaca respinge le accuse e prende le distanze dall’imprenditore Matteini Bresci, che nelle intercettazioni la definisce «una sua creatura». Il Gip respinge gli arresti domiciliari, ma parla di gravi indizi
PRATO.Frasi frutto di una personalità «megalomane e misogina»: così, riferendosi a Riccardo Matteini Bresci, l’ex sindaca di Prato Ilaria Bugetti ha provato a smarcarsi dalla figura dell’imprenditore, nell’inchiesta che la vede indagata per corruzione, accusata di aver favorito, prima come consigliera regionale e poi come prima cittadina appunto Matteini Bresci. Nelle intercettazioni, infatti, l’imprenditore, riferendosi all’ex sindaca, sostiene di «essere accanto» a Ilaria Bugetti sin dagli inizi della sua attività politica, da quando cioè era assessore a Cantagallo, Comune di cui diventerà prima cittadina nel 2004 prima di essere eletta in consiglio regionale. Quindi una conoscenza ultraventennale. Nelle intercettazioni Matteini Bresci parla di Ilaria Bugetti come di «una sua creatura» e di «un attrezzo suo da una vita». Parole che, a detta della magistratura fiorentina che indaga sul caso, starebbero a dimostrare una condizione di asservimento delle funzioni pubbliche rivestite da Ilaria Bugetti agli interessi imprenditoriali di Matteini Bresci.
Da parte sua, secondo l’impianto accusatorio, l’imprenditore avrebbe assunto Bugetti alla Broker Techno, una Srl riconducibile allo stesso Matteini Bresci, garantendo uno stipendio tra i 10mila e gli 11mila euro all’anno. Questo senza che – almeno nei sei mesi precedenti le elezioni amministrative del 2024 secondo gli accertamenti della polizia giudiziaria – a quello stipendio corrispondesse alcuna prestazione lavorativa. Un rapporto di lavoro che non era mai stato dichiarato, come previsto dalla normativa, nei curricula che deve redigere chi ricopre cariche pubbliche (fra l’altro nell’ordinanza del Gip si ricorda come la notizia del rapporto di lavoro sia trapelata la prima volta da un articolo del Tirreno in cui si parlava del l’omessa dichiarazione). Ma soprattutto Matteini Bresci secondo l’impianto accusatorio avrebbe sostenuto la carriera politica di Ilaria Bugetti, attraverso contributi economici e il supporto dell’ambiente massonico.
Un “favore” che, come emerso in una delle intercettazioni, l’imprenditore non avrebbe mancato di far pesare. Esemplare, in questo senso, la conversazione con il rappresentante del Consorzio Progetto Acqua Alessio Bitozzi: riportando un dialogo avuto con Ilaria Bugetti Matteini Bresci le avrebbe detto «Lo sai benissimo che sei una mia creatura».
In cambio, secondo la magistratura, Bugetti avrebbe cercato in diversi modi e circostanze di aiutare a sua volta l’imprenditore in diverse circostanze, come le pressioni per rivedere verso l’alto i limiti degli scarichi reflui industriali o con il sostegno la realizzazione del collegamento tra gli stabilimenti di Colle al depuratore di Fabbro (che avrebbe evitato a Matteini e a un altro imprenditore del territorio di dover costruire a proprie spese un depuratore da 14 milioni di euro) . O, ancora, con la concessione per quei lavori di un terreno comunale (l’ex Memorino) per utilizzarlo come deposito di stoccaggio delle terre di scavo, cosa che provocherà l’opposizione di un dirigente dell’ufficio urbanistica del Comune, poi rimosso. Ma non sarebbero mancati presunti favori più banali, come le pressioni sull’ufficio regionale per la caccia per sapere se un dipendente in vertenza con Matteini Bresci avesse partecipato, mentre era in malattia, a una battuta di caccia.
Questo in estrema sintesi il quadro delineato dalla magistratura nella richiesta, al giudice per le indagini preliminari, di arresti domiciliari per Bugetti. Da parte sua la ex sindaca ha replicato di aver fatto il proprio dovere nell’interesse pubblico e che le società astrattamente favorite non fossero riconducibili solo a Riccardo Matteini Bresci. Insomma, di non aver voluto favorire un imprenditore, ma l’imprenditoria del territorio. Versione a sua volta sostenuta dallo stesso imprenditore.
Ma allora, quelle parole? Quella descrizione della sindaca come di «una sua creatura»? Parole colorite tipiche di un millantatore, di uno spaccone: così ha replicato Bugetti, parlando di frasi colorite intrise di megalomania e di misoginia, frutto della personalità di Matteini Bresci, ma senza una corrispondenza con la realtà.
Una risposta che non ha convinto il giudice per le indagini preliminari Alessandro Moneti, per il quale esistono gravi indizi di colpevolezza per i reati contestati dalla procura di Firenze, ma che lo stesso ha deciso di respingere la richiesta di arresti domiciliari nei confronti di Ilaria Bugetti, visto che con le sue dimissioni da sindaco e non ricoprendo più alcuna carica pubblica non c’è più il pericolo di reiterazione del reato. l
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