Il Tirreno

Prato

L’indagine

Escort uccise, Maria Denisa e quel “buco” di due giorni: l’ipotesi che fosse braccata

di Paolo Nencioni

	La vittima e il presunto killer
La vittima e il presunto killer

La donna uccisa a Prato e decapitata forse era già perseguitata dal killer

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PRATO. Maria Denisa Paun ha cominciato a morire lo scorso 10 maggio, cinque giorni prima di essere davvero uccisa da Vasile Frumuzache, 26 giorni prima che il suo corpo senza vita venisse trovato in un campo alle Panteraia, sopra Montecatini, lo scorso 5 giugno.

C’è un “buco” di un paio di giorni durante i quali la trentenne escort romena è sparita nel nulla, prima di riapparire al residence Ferrucci di Prato, dove ha trovato la morte. Il titolare di un bed & breakfast di Montecatini ha raccontato che Denisa ha alloggiato da lui fin dal 5 maggio, anche lì per ricevere clienti. Doveva rimanere fino al 12, ma la mattina del 10 gli ha mandato un messaggio dicendo che doveva andare via prima e ha lasciato le chiavi. Al momento nessuno sa che cosa abbia fatto e dove abbia dormito Denisa il 10 e l’11 maggio. Non è escluso che in quei due giorni, oppure anche prima, quando stava nel B&B, abbia incontrato il suo futuro assassino, che poi potrebbe averla braccata fino a Prato.

A un’amica (e collega) conosciuta a Montecatini Denisa ha detto che sarebbe andata a Prato perché a Montecatini c’erano pochi clienti, ma le è sembrata nervosa, preoccupata. Forse aveva già incrociato Vasile e aveva capito che era pericoloso. Forse ha tentato di sfuggirgli. Alla madre, con cui si sentiva tutte le sere, ha detto di essere a Prato, ma al residence Ferrucci è arrivata solo il 12. Nella sua Fiat 500 rossa parcheggiata sul retro è stato trovato un tagliando del parcheggio pagato dal 12 al 19. Senza dirlo alla madre, forse per non farla preoccupare, alle amiche sembra avesse detto che c’era in giro un cliente pericoloso, forse inviando anche la sua foto per metterle in guardia. Sta di fatto che il 12 ha preso la stanza in via Ferrucci e se davvero c’era qualcuno che la braccava, quello non era un rifugio sicuro, perché bastava andare sulla piattaforma escort-advisor. com per sapere dove si trovava.

Un negoziante di via Ferrucci ha raccontato di averla vista, il pomeriggio prima della scomparsa, seduta su un muretto insieme a un uomo corpulento, e gli è sembrato che discutessero, che lei fosse preoccupata. Col senno di poi, tutte avvisaglie di quello che stava per succedere. Vasile Frumuzache, la guardia giurata romena di 32 anni, residente a Monsummano, reo confesso del suo omicidio e di quello di Ana Maria Andrei, una connazionale uccisa alla fine di luglio dell’anno scorso, continua a dire che tutto è successo quella notte: un rapporto sessuale a pagamento, un ricatto («se non mi dai 10. 000 euro racconto tutto a tua moglie»), la decisione di farla finita. Ma il procuratore Luca Tescaroli e il sostituto Andrea Maltomini non sono propensi a credergli, perché sembra che abbia detto altre bugie. Quella più grossa, secondo gli inquirenti, è che Denisa sia stata decapitata con un coltello da cucina dentro il residence, mentre l’autopsia avrebbe accertato un unico fendente sferrato con un’accetta o una mannaia.

Il racconto di Frumuzache sembra tutto orientato a evitare l’aggravante della premeditazione, sia nel caso di Denisa sia in quello di Ana Maria Andrei, con la quale secondo lui è nata una lite perché lei lo ha rifiutato quando ha scoperto che era romeno. Una circostanza, come quella del presunto ricatto, che né Denisa né Ana possono più smentire. 

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