Il Tirreno

Prato

L’omicidio

Prato, confessa l’assassino di Denisa: «Mi ricattava, l’ho decapitata»

di Paolo Nencioni

	Maria Denisa Adas
Maria Denisa Adas

Vasile Frumuzache, guardia giurata di Monsummano, ha ammesso davanti al procuratore Luca Tescaroli quello che non poteva più negare

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PRATO. «Sì, sono stato io. Lei mi ricattava, ho perso la testa e l’ho decapitata». Sono passate le 22, nell’ufficio del procuratore Luca Tescaroli, quando il romeno Vasile Frumuzache, guardia giurata di 32 anni, ammette quello che non può più negare, e cioè di aver ucciso la connazionale trentenne Maria Denisa Adas nella notte tra il 15 e il 16 maggio all’interno del residence Ferrucci di Prato.

Fermato nel tardo pomeriggio dai carabinieri di Prato e Firenze nella sua abitazione di Monsummano, Frumuzache è stato subito portato al terzo piano del Palazzo di giustizia di Prato e lì, alla presenza dell’avvocato difensore Diego Capano, ha raccontato i particolari di una storia brutale, culminata nell’omicidio della trentenne escort e nello scempio del suo cadavere.

La fuga

È successo tutto quella notte, ha detto. Lui si è presentato al residence e lì, non si sa se al culmine di una lite oppure all’improvviso (non sono stati trovati segni di colluttazione), l’ha soffocata. Poi ha chiuso il cadavere in un trolley ed è ripartito verso la Valdinievole al volante della sua Golf. Nella fuga però ha commesso diversi errori: è stato inquadrato dalle telecamere di sorveglianza, ha riacceso i telefoni cellulari della vittima, non ha considerato che la sua Golf, come tante ormai, ha un Gps che ne segue gli spostamenti. Tutti elementi che alla fine hanno portato i carabinieri sulle sue tracce, fino all’epilogo di mercoledì pomeriggio, 4 giugno.

Vasile Frumuzache ha detto di aver perso la testa perché, dopo essere stato un cliente di Denisa, lei lo avrebbe ricattato chiedendogli 10.000 euro. Lui è sposato, ha due bambini, non voleva o non poteva pagare. Ha deciso di ucciderla, probabilmente dopo averla minacciata (si riferiva quasi certamente a lui, Denisa, quando al telefono diceva che «se mi trova mi ammazza»). Una possibile spiegazione che andrà riscontrata, non certo una giustificazione. Nella sua furia omicida, ha poi aggiunto, ha decapitato Denisa, forse nel tentativo di rendere irriconoscibile il cadavere, l’ha lasciata accanto a un casolare abbandonato di Montecatini, alle Panteraie, e poi è tornato a casa. Forse aspettando che qualcuno venisse a bussare alla sua porta, come è puntualmente accaduto.

La nota della procura

L’uomo ha confessato di aver commesso l’omicidio «strangolandola», «dopo aver consumato un rapporto sessuale a pagamento» e «di avere soppresso il suo cadavere, dopo averlo decapitato, trasportandolo proprio nel luogo» dove è stato rinvenuto. Inoltre, ha riferito «di aver provveduto a bruciare la testa e la valigia nera utilizzata per il trasporto nel giardino di casa, cospargendoli con della benzina e con della legna per mantenere la combustione».

Il movente dell’omicidio, si ripercorre ancora nella nota della Procura, «lo ha individuato nel ricatto della vittima di pagare la somma di 10.000 euro per tacitare il suo silenzio», precisando che Maria Denisa «lo aveva minacciato, dopo la consumazione del rapporto sessuale, di informare la moglie del tradimento effettuato, richiamando il fatto che le telecamere avevano immortalato la sua presenza in quel luogo ed evidenziando che disponeva di persone per rintracciare la moglie».

Inoltre, viene precisato, è stata effettuata un’ulteriore perquisizione nei confronti di un cittadino italiano, nella veste di terzo non indagato, risultato in contatto con la vittima tra le 22,09 e le 23,36 del 15 maggio, che è risultato presente nel residence in periodo in parte coincidente con quello in cui vi è stato il fermato.

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