Prato, si allarga lo “Strike Days”: sono già 11 gli accordi firmati nelle piccole aziende cinesi
Il sindacato Sudd Cobas ha fatto un salto di qualità e punta a vincere la battaglia contro lo sfruttamento. La mobilitazione si sposta davanti alla ex Teresa Moda
PRATO. Gli operai sfruttati che vincono corrono ad aiutare quelli che stanno cercando di vincere: è un’offensiva che si autoalimenta quella lanciata venerdì 30 maggio dal sindacato Sudd Cobas nel “distretto parallalo” cinese di confezioni, stamperie e pronto moda. E assomiglia a un bollettino di guerra la diretta sugli “Strike Days” che il sindacato aggiorna in tempo reale sul suo blog (suddcobas.it), apparentemente una guerra di conquista dei diritti. Al termine della seconda giornata di mobilitazione che secondo stime sindacali ha coinvolto circa 300 lavoratori, in gran parte stranieri, si contano ben undici accordi sottoscritti con altrettante aziende cinesi per la regolarizzazione dei lavoratori irregolari (in nero, col finto part time, oppure costretti a turni di 12 ore per 7 giorni alla settimana). «La sindacalizzazione degli "insindacalizzabili" ormai è una realtà – commenta il sindacato – Un’intera comunità operaia costruita in anni di dure battaglia sta rendendo possibile, ancora una volta, ciò che si riteneva impossibile. La lotta paga, e si moltiplica. Il distretto industriale a più alto sfruttamento d’Italia sta diventando il laboratorio di un nuovo modo di fare sindacato basato sul protagonismo degli invisibili e degli sfruttati e sulla costruzione di comunità solidali».
Quello che colpisce anche chi da un po’ si occupa di queste dinamiche è che gli imprenditori cinesi cedono quasi subito. Si presentano coi loro consulenti italiani, spesso gli stessi per più di un’azienda, e chiudono l’accordo pur di veder sparire il picchetto sindacale davanti al capannone.
Quello che non sono riusciti a fare (o hanno fatto solo in minima parte) anni di elefantiaci controlli della squadra interforze sembra invece riuscire al gruppo dei giovani sindacalisti Sudd Cobas, che si sono adeguati alla velocità del distretto cinese e rischiano seriamente di vincere una battaglia che si pensava impossibile da vincere.
Certo, resta il sospetto che i piccoli confezionisti cinesi (che poi tanto piccoli non sono perché spesso uno possiede quattro o cinque aziende) abbiano deciso di non andare allo scontro per aggirare l’ostacolo, ma nemmeno per loro sarà così facile.
«Siamo coscienti di questo rischio, ma ci siamo attrezzati – spiega Luca Toscano del Sudd Cobas – Per esempio, è capitato che due aziende che avevano firmato gli accordi nelle scorse settimane poi hanno smesso di pagare gli stipendi agli iscritti Sudd Cobas. Noi abbiamo risposto andando a bloccare i pronto moda che davano lavoro a queste aziende e il giorno dopo gli stipendi sono stati pagati. Insomma, non pensiamo che non ci sarà qualcuno che farà il furbo, ma questo non giustifica non fare sindacato. Certe battaglie si possono anche perdere, ma questo fa parte del gioco. L’importante è risalire la filiera per ottenere il risultato».
Per oggi, 1° giugno, è annunciato un "MacroBloccoDay". La mobilitazione si concentrerà al Macrolotto 1, dove da un mese va avanti il presidio permanente a difesa del memoriale della Teresa Moda. «Da qui– annuncia il Sudd Cobas – partirà il sostegno ad una nuova ondata di scioperi».