Incendio, una delle due vittime non poteva stare nel poligono di Prato
La famiglia di Lascialfari: «Alessio era un uomo prudente, non avventato»
PRATO. Alessio Lascialfari, una delle due vittime, insieme a Gabriele Paoli, dell’incendio del poligono di Galceti, venerdì pomeriggio, «non era abilitato» a stare dentro il poligono. In altre parole non era socio della struttura e non avrebbe dovuto trovarsi all’interno quando sono divampate le fiamme. Lo ha chiarito ieri il procuratore Luca Tescaroli, che insieme al sostituto Vincenzo Nitti e al Nucleo investigativo dei carabinieri sta indagando sull’incendio. La Procura ha nominato due consulenti per stabilire le cause dell’incendio e le cause della morte (le autopsie saranno eseguite giovedì). Al momento ufficialmente non ci sono indagati. Potranno esserci eventualmente entro giovedì, anche solo per consentire ai consulenti di parte di assistere agli accertamenti tecnici.
La nota della famiglia Lascialfari
Intanto la famiglia di Lascialfari, tramite l’avvocato Tommaso Cocci, ha voluto chiarire alcuni punti della vicenda. «Alessio era da anni un appassionato di tiro – si legge nella nota inviata alla stampa – nello specifico quello dinamico, che praticava presso il Poligono delle Croci di Calenzano, tuttavia Alessio conosceva bene l'ambiente e i luoghi che sono andati a fuoco dato che frequentava il Tsn di Galceti dove si ritrovava con amici e conoscenti con cui condivideva la medesima passione. Dunque aveva una notevole esperienza per quanto riguarda i luoghi dove si praticano le discipline di tiro. Per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti, la famiglia non è ancora a conoscenza di alcunché, in quanto, a quasi 72 ore dal fatto, non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte delle autorità competenti, mentre le colonne della stampa sembrano esondare di particolari e ricostruzioni, fermo restando che nella comparazione delle stesse si notano incongruenze e lacune sulla morte di Alessio che non fanno altro che nutrire il nostro dolore. Alessio non era uomo dai gesti avventati, bensì una persona che si contraddistingueva per prudenza e estrema attenzione nella gestione della sua passione per il tiro. La famiglia attende notizie dalle autorità preposte sulla salma del proprio caro e farà tutto ciò che le è consentito per ottenere una ricostruzione che spieghi con esattezza le dinamiche dell’accaduto ed accerti tutte le eventuali responsabilità».