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L’indagine

Alluvione a Prato, decolla l’inchiesta su prevenzione e manutenzione

di Paolo Nencioni

	Un'auto travolta dal torrente Bardena a Figline
Un'auto travolta dal torrente Bardena a Figline

Due magistrati indagano per disastro colposo e omicidio colposo: i carabinieri hanno acquisito documenti negli uffici pubblici

30 novembre 2023
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PRATO. A un mese dalla disastrosa alluvione che ha messo in ginocchio la provincia di Prato, sulle scrivanie dei sostituti procuratori Alessia La Placa e Valentina Cosci è arrivata una montagna di carte. Sono i documenti che martedì 28 novembre i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura sono andati a prendere in diversi uffici pubblici e che sono confluiti in un corposo fascicolo d’indagine.

Si tratta dell’inchiesta aperta contro ignoti all’indomani dell’alluvione e che ipotizza i reati di disastro colposo e omicidio colposo. All’inizio i fascicoli erano due, relativi ai decessi di Alfio Ciolini, l’anziano annegato nella sua abitazione di via Riva a Montemurlo, e Antonio Tumolo, l’altro ottantenne travolto dalla furia delle acque mentre in auto tornava a casa e ritrovato dopo cinque giorni in un vivaio di Iolo. Poi i fascicoli sono stati riuniti in quella che ora è di fatto è l’inchiesta sull’alluvione.

Una montagna di carte che potrebbe anche partorire un topolino, o anche nulla, ma che gli inquirenti ritengono un accertamento doveroso per capire se tutto quello che si poteva fare, non tanto per evitare un evento comunque eccezionale, ma almeno per limitare i danni, è stato fatto.

Ecco perché i carabinieri della sezione di pg sono stati sguinzagliati in giro per gli uffici con un lungo elenco di incartamenti da acquisire. L’esame delle carte è già iniziato e sarà inevitabilmente molto lungo.

Intanto in Procura hanno iniziato ad arrivare esposti di privati cittadini e in un caso anche di un politico locale. Alcuni vengono ritenuti irrilevanti, altri potrebbero fornire spunti alle indagini.

Non è dato sapere con precisione in quali uffici siano andati i carabinieri, ma è presumibile che dell’elenco facciano parte i Comuni (Prato, Montemurlo, Carmignano) e almeno il Consorzio di bonifica del Medio Valdarno (Ombrone e Bisenzio).

Tra le domande a cui l’inchiesta vuole dare una risposta, una delle più importanti, infatti, è se sia stata fatta una adeguata manutenzione dei corsi d’acqua principali e del reticolo minore di fossi e torrenti, quello che alla fine ha provocato i danni maggiori.

È in corso di conferimento l’incarico a un paio di ingegneri idraulici che dovranno redigere una perizia sulle possibili cause dei tanti allagamenti e che faranno da guida ai magistrati in una materia che è tra le più difficili: prevedere o prevenire un’alluvione, quasi una missione impossibile.

Gli spunti non mancano. Già nei giorni scorsi si è parlato del cancello aperto nel muro di contenimento del Bisenzio al Cavalciotto di Santa Lucia, delle abitazioni costruite sulla sponda e in certi casi nell’alveo del torrente Bagnolo a Montemurlo, dei tronchi frutto del disboscamento in Valbisenzio che poi sono stati trascinati a valle e hanno fatto danni, delle previsioni meteo sbagliate (l’allerta giallo arancione del 2 novembre che doveva essere rossa).

Il rischio è che gli amministratori, i sindaci in primo luogo, si sentano con le spalle al muro e col classico cerino in mano e decidano d’ora in poi di procedere a colpi di evacuazioni e scuole chiuse a ogni stormir di fronda anche quando è prevista una normale pioggia autunnale. 

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