Prato

Cinema

Premiato Andrea Caciagli, il regista pratese che ha raccontato l’Alzheimer di nonna Anna tra dolore e ironia

di Maria Lardara
Premiato Andrea Caciagli, il regista pratese che ha raccontato l’Alzheimer di nonna Anna tra dolore e ironia

Ha documentato l’evoluzione della malattia “La leggerezza” premiato con il Verona Green movie al Lido di Venezia

17 settembre 2023
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PRATO. L’Alzheimer lo ha visto con i suoi occhi, vissuto sul corpo e nella mente di uno dei suoi affetti più cari: la nonna Anna che se n’è andata nel 2019. Quella malattia l’ha filmata mese dopo mese fra il 2016 e il 2017, sempre con discrezione e delicatezza, sbirciando tanti momenti di tenerezza con la macchina da presa del regista. Ora premiato sul red carpet del Lido di Venezia dove ha ricevuto il premio Verona Green Movie Land per l’impegno sociale con il documentario intitolato “La leggerezza”, prodotto da Laura Catalano per “8 Production”: il 31enne Andrea Caciagli, regista pratese d’adozione, ha portato a casa un riconoscimento inaspettato. Inaspettato perché la gestazione del documentario, che racconta con sensibilità il dramma dell’Alzheimer seguendone da vicino l’evoluzione nella mente del paziente e nel vissuto familiare utilizzando la chiave dell’autoironia, ha attraversato un periodo lungo sette anni tra sceneggiatura, produzione e post produzione con uno stop per il Covid nel mezzo: l’evento collaterale dell’ottantesima mostra del cinema di Venezia, il Verona Green Movie Land in collaborazione con Veneto Film Commission, era una delle prime manifestazioni cui era stato inviato il lavoro di Andrea.

Sbagliato credere che il suo sia un lavoro drammatico: Andrea, di fronte all’insorgente malattia della nonna, ha deciso di filmarla per raccoglierne la testimonianza e i ricordi pur frammentati prima che svanissero del tutto. E così ha documentato nel corso di un anno il lento declino di sua nonna e la difficoltà ad accettare la malattia, riuscendo a raccontare questo viaggio attraverso il sorriso della sua stessa protagonista e della famiglia che, pur nella consapevolezza del progressivo distacco dalla realtà, non ha mai perso l’autoironia. Diplomato al liceo classico Cicognini per poi trasferirsi nella capitale dove ha studiato all’Accademia del cinema, Andrea lavora in questo mondo da quasi 15 anni. Ma nel 2016 era tornato in Toscana e, complice la necessità familiare di ricorrere a una badante per la nonna che iniziava a manifestare i primi segni dell’Alzheimer, si stabilì nell’abitazione dei nonni, a Calenzano.

Dentro le quattro mura di casa la malattia progrediva lentamente mentre dietro l’occhio della telecamera entrava a far parte di un diario intimo e al tempo stesso universale, che esplora l’Alzheimer dall’interno con una punta di leggerezza senza viverla in maniera negativa. «Se mia nonna avesse sviluppato una forma di malattia più violenta non avrei mai girato un documentario per far soffrire le persone – osserva Andrea – Perché quello non è lo scopo: non dare spazio al dolore ma mostrare un altro tipo di approccio alla malattia che passa dall’autoironia. E in questo senso il fatto di essere toscani aiuta tanto. Filmando mi sono reso conto che in famiglia si era sviluppata una strategia involontaria di convivenza con quella chiave di leggerezza che è un mix di dialogo, consapevolezza e ironia».

Toccante la motivazione per il riconoscimento conferito: «Per la sensibile tenerezza con cui è stato capace di raccontare con lievità e dolcezza il dramma dell’Alzheimer, seguendone da vicino il percorso nella mente del paziente e nel vissuto della famiglia e regalando una via d’uscita possibile, umana». Non c’è solo il racconto personale. Con il documentario Andrea e la casa di produzione indipendente che lo sostiene puntano a sensibilizzare le varie associazioni che si occupano di Alzheimer: l’opera sarà in sala dall’autunno 2024, distribuita da Emera Film.

«Siamo in una fase iniziale della distribuzione: il documentario sta iniziando tutto il percorso dei festival. Sarei felice di presentarlo anche a Prato dove molti anni fa ho fatto delle proiezioni di miei cortometraggi all’Eden e al Borsi che allora era un cinema. Uno l’ho visto anche insieme a mia nonna, quando stava ancora bene». Dal sorriso di nonna Anna reso immortale dal nipote-regista sboccerà non solo un documentario ma anche un film girato fra il 2020 e il 2021, intitolato “Via don Minzoni numero 6”. Non un indirizzo a caso: era quello dell’abitazione dei nonni, a Calenzano.
 

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