Il Tirreno

Prato

La sentenza

Giro di prostitute negli alberghi di Prato: condannati in cinque – Ecco chi sono

di Paolo Nencioni
Giro di prostitute negli alberghi di Prato: condannati in cinque – Ecco chi sono

È l’esito del processo nato dalle indagini sul sanguinoso regolamento di conti alle Cascine di Tavola

01 giugno 2023
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PRATO. Sono arrivate cinque pesanti condanne nei confronti di altrettanti cinesi al termine del processo con rito abbreviato per un vasto giro di prostituzione cinese negli alberghi di Prato, in gran parte gestiti da orientali ma anche da italiani. Si tratta dell’inchiesta nata in seguito alle indagini su un sanguinoso scontro tra bande avvenuto la sera del 4 luglio 2018 nel parcheggio davanti alle Cascine di Tavola. Un regolamento di conti a colpi di pistola, coltello e bastone che gettò nel panico le famiglie che stavano lasciando il parco per tornare a casa. Oggetto del contendere, si capì in seguito, tre donne cinesi di 30, 35 e 38 che venivano fatte prostituire ma che erano contese tra due gruppi cinesi rivali. Al termine del processo con rito abbreviato, il giudice dell’udienza preliminare Marco Malerba ha condannato Cai Xiang Bing, detto il Monaco, a cinque anni e quattro mesi di reclusione, Wang Shiyou a quattro anni e quattro mesi, Yang Zhongehuan a cinque anni e otto mesi, Xu Shanshan a un anno e sei mesi, Zhou Ji Li a sei anni di reclusione. Gli stessi imputati, difesi tra gli altri dagli avvocati Antonio Bertei e Tiziano Veltri, sono stati assolti da alcuni dei campi d’imputazione che venivano loro contestati.

Nel processo ci sono anche un paio di italiani, la cui posizione era emersa nel corso delle intercettazioni telefoniche e che nulla hanno a che vedere con la prostituzione. Si scoprì infatti che tra le attività collaterali dei due gruppi criminali cinesi c’era anche la commercializzazione di bottiglie di vino pregiato: un comune Bolgheri veniva fatto passare per un Sassicaia oppure per un Brunello di Montalcino. Queste posizioni verranno giudicate nel processo con rito ordinario.

Ma il core business dei due gruppi, come detto, era lo sfruttamento della prostituzione, con il corollario di rapine ed estorsioni per ottenere il predominio sulle giovani donne che venivano fatte arrivare dalla Cina o dalla Spagna.

Nel corso dello scontro alle Cascine di Tavola furono esplosi da due diverse pistole almeno cinque colpi calibro 9x21 e in serata quattro cinesi si presentarono in ospedale per farsi medicare. Nessuno fu raggiunto dai proiettili perché probabilmente questi furono esplosi alla fine a scopo intimidatorio, ma i carabinieri ci misero poco a capire che dietro allo scontro c’erano forti interessi economici e una criminalità organizzata che non si può chiamare mafia perché non detiene il controllo del territorio, ma che è ugualmente molto pericolosa.
 

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