Massimo Modesti morto nell'incidente in moto a Manciano, il dolore degli amici che lo stavano aspettando: «Sentito cinque minuti prima»
L’uomo, 63 anni, ha perso la vita nello scontro con un’auto avvenuto lungo la strada provinciale Follonata. Autotrasportatore, a Manciano era conosciuto e benvoluto da tutti: «Aveva sempre la battuta pronta»
MANCIANO. Lo hanno sperato fino alla fine, hanno sperato che le fratture riportate dopo il terribile incidente di questa mattina lungo la strada provinciale Follonata, nel comune di Manciano, lasciassero scampo al Cobra, come lo chiamavano tutti in paese. Purtroppo non è stato così e quando la notizia che Massimo Modesti, 63 anni, alla fine non ce l’ha fatta ha gettato nello sconforto tutti: gli amici, tantissimi, la famiglia e l’intera comunità di Manciano.
Modesti, stamattina, era in sella alla sua moto. Si era fermato sulla strada provinciale, all’altezza della località Pianetti, per girare all’agriturismo La Solina. Conosceva bene i titolari, era amico del figlio, e «come ogni sabato dopo pranzo, nel giorno libero, si fermava a prendere il caffè con noi», dicono dal locale. Anche oggi. È proprio lì davanti che è avvenuto lo scontro tra il motociclista e una macchina che stava viaggiando in senso contrario. L’uomo, secondo una prima ricostruzione, è stato sbalzato per circa dieci metri in un campo che costeggia la strada.
Subito sono arrivati i soccorsi, la Misericordia di Manciano, e anche l’elisoccorso Pegaso per portare Modesti alle Scotte di Siena, già gravissimo. Poi, nel tardo pomeriggio, la notizia che nessuno avrebbe voluto mai ricevere. «Si era sentito con mio figlio appena cinque minuti prima l’incidente, doveva venire a prendere il caffè qui. Per noi era un grande amico, una grande persona, siamo sconvolti», dicono dall’agriturismo.
Nessuno ci vuole credere, mentre le telefonate si diffondono. Modesti era benvoluto da tutti in paese. Lavorava da tantissimi anni nell’azienda di spurgo e trasporti Caldini, di Marsiliana, e lo si vedeva spesso in giro, al bar del paese. Aveva sempre una battuta pronta, raccontava sempre qualche storia, gli piaceva stare in mezzo alle persone. Così capitava spesso di vederlo apparire con il sigaro in bocca. «Tra poco sarebbe andato in pensione. Amava la caccia, le moto e il mangiar bene», ricorda l’amico Fabio Murzi, che ha lavorato con lui un anno.
E la passione per la caccia lo accomunava anche al sindaco, Mirco Morini. «L’avevo visto appena pochi giorni fa. Era un ragazzo bravissimo, gentile, abbiamo condiviso tanto tempo insieme. Era sempre con noi in armeria. Era davvero straordinario – ricorda il primo cittadino – ci si fermava a parlare spesso, anche perché avevamo la stessa passione per la caccia, sia di volatili, sia al cinghiale». Modesti amava andare a caccia, è vero, ma, ricorda Morini, «è stato anche pescatore: andavamo spesso a pescare insieme». Anche per il sindaco il primo aspetto che viene in mente parlando di Modesti «è il suo sorriso sempre presente, un amicone. L’intera comunità di Manciano si stringe attorno alla famiglia», dice Morini. Il telefono del primo cittadino, da quando la brutta notizia ha raggiunto il paese, non ha mai smesso di squillare tra incredulità e tanto, tanto dolore. C’è chi ricorda i momenti passati insieme, chi il pranzo, appena l’altro ieri, quando Modesti, fiero come non mai, mostrava le foto della sua “piccina”, come chiamava la nipotina. Modesti lascia una moglie, Katia, il figlio, la nipote, i famigliari, gli amici e un’intera comunità che gli voleva bene.
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