Il Tirreno

Prato

Il voto in provincia

Fratelli d’Italia a valanga, anche a Prato è il primo partito

di Paolo Nencioni

	Erica Mazzetti (Forza Italia) rieletta alla Camera dei deputati
Erica Mazzetti (Forza Italia) rieletta alla Camera dei deputati

I candidati del centrodestra Mazzetti e La Pietra prevalgono su quelli del Pd (Nannicini e Graziani)

26 settembre 2022
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PRATO. L’effetto Giorgia si è fatto sentire anche in provincia di Prato, dove Fratelli d’Italia, che nel marzo 2018 aveva raccolto un misero 4,71%, vola oltre il 27% e supera il Partito democratico sia alla Camera che al Senato, dove il centrodestra conferma Erica Mazzetti (Forza Italia) a Montecitorio e Patrizio La Pietra (FdI) a Palazzo Madama. La forzista nel collegio uninominale della Camera raccoglie 95.514 voti pari al 40,24%, a fronte dei 79.727 di Nannicini che si ferma al 33,59%, mentre La Pietra all’uninominale del Senato rastrella 219.613 voti (44,18%) staccando addirittura di 15 punti la candidata dem Anna Graziani (145.127 voti pari al 29,19%).

Una vittoria che è figlia, qui come nel resto d’Italia, oltre che del clima che si respira nel paese, anche delle divisioni nel centrosinistra. Nel collegio uninominale di Prato-Pistoia-Mugello per la Camera i voti del terzo polo Azione-Italia Viva e di una parte del M5S avrebbero certamente ribaltato il risultato. Stesso discorso al Senato, anche se qui la forbice tra i due candidati è più ampia.

Nel marzo 2018 Forza Italia valeva più del doppio del partito della Meloni dall’alto dei suoi 14.641 voti (11,3%) e la Lega di Salvini ancora di più con 23.016 voti pari al 17,77%. Nel frattempo è cambiato tutto. Fratelli d’Italia ha sfruttato l’opportunità di stare all’opposizione e ha fagocitato la Lega. Giorgio Silli, all’epoca in Forza Italia, fu eletto deputato approfittando anche della decisione autolesionista del centrosinistra di paracadutare a Prato Benedetto Della Vedova di +Europa. «Uno di Sondrio» lo liquidò l’allora candidato di Forza Italia, che poi ha lasciato Berlusconi per imbarcarsi nell’avventura con Giovanni Toti.

Senza fare troppo tesoro di quella lezione, anche stavolta il Partito democratico si è ritrovato con un candidato “esterno” grazie al pasticcio dell’ultim’ora, quando la candidata designata Caterina Bini aveva annunciato l’intenzione di fare un passo indietro per favorire la candidatura di Benedetta Squittieri, subito abbattuta dal fuoco amico della federazione, tanto da indurre il segretario nazionale Enrico Letta a ripescare il senatore Tommaso Nannicini da Montevarchi, in un primo tempo escluso dal lotto e poi imposto a un partito locale che non ha saputo trovare la quadra, tra lo sconcerto del sindaco Matteo Biffoni.

Oltre alla difficoltà di correre in un collegio tutto da scoprire, Nannicini ha poi dovuto superare un ulteriore ostacolo quando il Pd ha rinnegato il Jobs Act di cui lui era stato uno dei padri, offrendo il destro alla scontata frecciata di Matteo Renzi che lunedì in piazza del Comune ha offerto la sua “solidarietà” al «povero Nannicini».

Sull’altro fronte, la migrazione di Giorgio Silli verso Cambiamo, Coraggio Italia e alla fine Italia al Centro, ha spianato la strada alla candidatura di Erica Mazzetti, eletta nel 2018 nel listino da vera outsider che poi nel frattempo ha rafforzato la sua posizione e ha strappato a Prato un’altra candidatura di Forza Italia, la gamba più debole del tavolo del centrodestra, ma col vantaggio di essere espressione del territorio, come lo era stato quattro anni e mezzo fa Giorgio Silli.

E se quattro anni e mezzo fa i candidati del centrodestra hanno prevalso per una manciata di voti, stavolta non hanno dovuto attendere l’ultima sezione per capire di aver vinto.

Dalle urne esce anche un risultato forse superiore alle attese per Azione-Italia Viva e per il Movimento 5 Stelle, entrambi oltre il 10%.

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