"Processo allo sciopero": alla sbarra lavoratori e sindacalisti
Prato, trentanove persone sono accusate di manifestazione non autorizzata e violenza privata per aver partecipato alle iniziative del sindacato Si Cobas
PRATO. E' iniziato oggi, 6 ottobre, ed è stato subito rinviato al settembre del 2021 il processo a carico di 39 tra sindacalisti e iscritti al sindacato Si Cobas, che sono accusati di manifestazione non autorizzata e violenza privata in relazione ad alcuni scioperi organizzati dal Si Cobas nel corso del 2018. Un processo particolarmente delicato perché in gioco, secondo il sindacato, non ci sono solo i reati contestati ma lo stesso diritto di sciopero.
Lo hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa davanti al Tribunale di Prato i sindacalisti Luca Toscano e Sarah Caudiero, che figurano tra i 39 imputati del processo. In pratica ai sindacalisti e ai lavoratori, molti dei quali pachistani, si contesta di aver organizzato picchetti e presidi davanti alle fabbriche interessate dallo sciopero, tra cui il Panificio Toscano di via Onorio Vannucchi e la Coop del Parco Prato. Azioni nelle quali il sostituto procuratore Egidio Celano, ora non più in Procura a Prato, ha ravvisato i reati di manifestazione non autorizzata e violenza privata, la stessa tesi sostenuta dal questore Alessio Cesareo, anche lui da qualche giorno non più a Prato dopo il trasferimento ad Ascoli.
Tra gli episodi contestati a lavoratori e sindacalisti ci sono i picchetti in occasione di tre scioperi al Panificio Toscano, i presidi davanti alla Coop di via Valentini e a quella del Parco Prato (Unicoop Firenze acquista il pane dal Panificio Toscano), i picchetti davanti alla Stamperia Rosso e alla Ds di Montemurlo. Un altro procedimento che riguarda una quarantina di persone per gli stessi motivi ma per fatti accaduti nel 2019, tra cui il picchetto davanti alla Tintoria Superlativa di Prato, è ancora in fase di indagini preliminari.
"In provincia di Firenze abbiamo fatto 30 azioni del tutto simili a queste - hanno spiegato Toscano e Caudiero durante la conferenza stampa - e non ci risulta che sia stato avviato nessuno procedimento penale. Qui a Prato invece si continua a criminalizzare azioni sindacali che hanno portato risultati positivi per i lavoratori. Alla Ds di Montemurlo, per esempio, siamo riusciti a riportare l'orario settimanale da 84 a 40 ore a parità di stipendio".
Nel corso delle indagini la Procura per ben tre volte ha chiesto che ai due sindacalisti venisse imposto l'obbligo di dimora a Firenze, ma per tre volte il giudice per le indagini preliminari a respinto la richiesta. Stessa sorte per il foglio di via notificato a Toscano e Caudiero dal questore di Prato, sospeso da un'ordinanza del Tar.
I due sindacalisti denunciano anche altri episodi di cui sarebbero stati testimoni almeno un paio dei lavoratori che hanno scioperato: "Sono andati in Questura per il rinnovo del permesso di soggiorno e prima di poter completare le pratiche è stato loro chiesto di riconoscere i manifestanti in alcune foto, con l'implicita minaccia che in caso contrario il permesso non sarebbe stato rinnovato. Hanno anche dovuto mostrare i messaggi su Whatsapp nei telefoni cellulari. Forse qualcuno pensa di aver a che fare con persone che non conoscono i propri diritti. E' un clima inaccettabile".