Il grido di allarme dei circoli: "Rischiamo di non riaprire"
Il presidente provinciale dell’Arci segnala che l’attività delle Case del popolo è rimasta esclusa dalle normative nazionali e regionali sulla ripartenza
PRATO. Riapre tutto, ma i circoli associativi come le Case del popolo restano con la saracinesca abbassata. Non si sa, infatti, per quanto tempo ancora con poco più di dieci euro non si possano degustare i tortelli fatti a mano o le grigliate e le pizze dei circoli Arci. Non per limitazioni alimentari, ma per il fatto che le strutture associative ad oggi non rientrano in nessun Dpcm o ordinanza della Regione che ne preveda la riapertura. I 72 circoli Arci di Prato e provincia potrebbero addirittura rimanere chiusi per diverso tempo ancora. E la situazione si fa sempre più pesante, considerando che molte Case del popolo e molti circoli già prima della serrata totale di metà marzo vivevano su difficili equilibri di bilancio e spesso con finanziamenti e mutui sulle spalle per andare avanti.
Undicimila associati solo fra Prato e provincia, una settantina di dipendenti, i numeri non sono da poco, ma anche con le saracinesche abbassate, le bollette della luce o dei servizi arrivano lo stesso, le richieste di finanziamento si bloccano nelle banche, i dipendenti devono ancora vedere la cassa integrazione in deroga.
«Chiediamo di riaprire subito o potrebbe esserci il tracollo di qualche struttura» è il grido di allarme che lancia il presidente provinciale dell’Arci, Enrico Cavaciocchi che prosegue: «Chiediamo al presidente Enrico Rossi di prendere in considerazione subito la riapertura della strutture associative. Mettiamo tutto l’impegno sia per il piano anticontagio sia per le precauzioni da adottare, ma se non apriamo rischiamo davvero di collassare». La questione de circoli sembra essere stata scansata, anche perché non di facile soluzione per la diversità e poliedricità degli interventi che dentro queste strutture spesso si svolgono. Dal sociale fino all’agroalimentare, dalla cultura popolare fino al dancing. Ma l’Arci provinciale chiede che almeno siano riaperte le attività sociali, i bar, le pizzerie, limitando magari attività che possono apparire più rischiose per un eventuale contagio.
«Se restiamo chiusi ancora per molto qualche circolo potrebbe non farcela davvero a sostenere i costi di gestione», continua ancora un preoccupatissimo Cavaciocchi, che tradotto sta a significare che qualche circolo potrebbe proprio non riaprire. «Se anche una sola Casa del popolo non ce la facesse a riaprire sarebbe un fallimento per tutto il movimento associazionistico pratese – dice il presidente provinciale – I circoli oltre ad essere famosi magari per cene e convivialità sono fondamentali nel territorio per la socialità, per la loro continua presenza, per il loro protagonismo nella vita delle frazioni e dei comuni».
Intanto Mauro Vaiani, presidente del circolo Arci “Lanciotto Ballerini” di Mezzana dalla pagina di Facebook non si è dimenticato di salutare e ringraziare il suo quartiere. “Come sapete – ha scritto Vaiani – non ci sono ancora norme scritte precise che consentano la ripresa della vita sociale della nostra Casa del popolo. Il sostegno di tutto il quartiere, in questi tempi duri, è vitale”.