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L’architetto Martino Piccioli e l’immigrazione al contrario

di Maria Lardara
L’architetto Martino Piccioli e l’immigrazione al contrario

Prato, il professionista si è trasferito in Cina dove segue la realizzazione di un outlet e racconta la sua esperienza su un blog

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PRATO. Il motto “anno nuovo, vita nuova” l’ha interpretato alla lettera. Così, all’alba del 2015 ha preso la valigia, l’ha riempita con tanta curiosità, un pizzico di spirito d’avventura e voglia di farsi nuove esperienza, ed è volato ai piedi della Grande Muraglia per fare l’artistic supervisor a Guangzhou, per conto di una società fiorentina che ha commesse in tutto il mondo. Prato- Guangzhou, biglietto di sola andata (per il momento) per Martino Piccioli, architetto quarantenne di Prato.

«In pratica seguirò il progetto di un outlet alle porte della città: diciamo che al momento in Italia per noi architetti non è un gran momento, ecco…», è la premessa di Martino che ha voluto con sé un diario di bordo, un blog da arricchire giorno dopo giorno con le puntate di questa nuova avventura che l’ha portato dall’altra parte del mondo. Un modo per restare in contatto con amici e parenti che fanno il tifo per lui e nella rete lo incoraggiano in questa nuova esperienza nella terra del Dragone.

«Essendo lontano da tutti – racconta Martino - mantenere una connessione con l'Italia per me adesso è molto importante». Il blog si chiama “MartinoExpress” (www.ideasolida.it/martinoexpress/), quasi a rievocare il leggendario treno di memoria cinematografica (“Orient Express”).

Su quel treno Martino ha deciso di salire dopo aver superato il colloquio con “Hydea”, società d’ingegneria che ha anche una sede operativa a Pechino. Ma cosa fa esattamente un “artistic supervisor”? «In pratica dovrò stare sul cantiere verificando che siano rispettati i canoni estetici e funzionali suggeriti nel progetto di costruzione dell’outlet. In Cina non hanno una gran cultura architettonica e anche far capire loro il concetto più semplice di simmetria non è cosa banale. Ciò implica una bella energia e una certa dimestichezza sul campo».

Architetto con tanto di dottorato in tasca, Martino non è uno cui mancava il lavoro a Prato, essendo socio di uno studio di architettura in via Tintori. Solo che l’occasione di svoltare professionalmente gli è capitata a sud della Cina, nuova terra promessa per tanti italiani che emigrano all’estero: insomma, la sua è una parabola inversa rispetto a quella vissuta in questi giorni dal calciatore Alessandro Diamanti, altro pratese, che proprio da Guangzhou è rientrato in Italia per giocare nella Fiorentina.

Così Martino, dopo aver ponderato lungamente la decisione di fare i bagagli per la Cina, Martino si è ritrovato protagonista di un’immigrazione “al contrario”.Siamo invasi dai cinesi a Prato e a tutto pensavo fuorché andare a finire proprio in Cina. Mi ero fatto anche qualche giretto nella Chinatown pratese per ambientarmi ma ho capito che si tratta di due mondi completamente differenti: qui a Guangzhou sembra di essere a New York per la modernità che ti ritrovi intorno».

Nell’album dei ricordi lasciati a casa e affidati al blog, finisce anche la nonna di 93 anni con una sua battuta fin troppo scontata a Prato: “O icchè ttu ci va’ a fare ‘n Cina, nini, che i cinesi son tutti qui…!”. Ma ancora è troppo presto per parlare di nostalgia verso la città d’origine.

«Non sto ancora realizzando bene dove mi trovo: sono partito da solo alla scoperta di tutto e, dalla mole di lavoro a quella degli edifici che mi vedo attorno, mi sento così travolto che non so nemmeno descrivere bene le mie emozioni».

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