Meteo
Sagre di paese, dai rincari al ricambio generazionale: come cambiano e il fenomeno della provincia pisana
La certezza: nei piccoli paesi quando sono i giovani a dare una mano l’organizzazione ne guadagna
PONTEDERA. Paese che vai, sagra che trovi. Anche più di una, per la verità. Si concentrano di solito nei fine settimana e si prolungano per giorni, soprattutto nel periodo estivo. Ma ogni sagra, in provincia di Pisa, non ha mai la stessa ricetta, lo stesso ingrediente al centro e la medesima lavorazione.
Ecco perché, da quella della patata a quella del cinghiale, dalla nozza al coniglio fritto, dalle pappardelle alla lepre, alle feste del contadino, sono e restano uno dei simboli della biodiversità: ogni sagra si intesse su quel filo invisibile che lega uomo, luogo, memoria e sapore. Del resto la loro origine richiama patroni, santi, ricorrenze e prodotti stagionali che sono diventati nei paesi, e per i paesani, occasioni di festeggiamenti popolari di piazza fra balli e cene. Modo e motivo per tornare ad assaporare i gusti di una volta, quelli che si sono detti tipici, e che ora si chiamano tradizionali.
Nel tempo poi, da eventi strettamente locali, si sono trasformati, allargandosi ai turisti e attirando tantissime persone. Ma non è sempre tutto oro quello che luccica. Perché negli ultimi anni, le sagre, quasi sempre organizzate da associali locali, Pro loco, Pubbliche assistenze e Misericordie, risentono del cosiddetto ricambio generazionale.
Come cambiano
In sintesi, la mancanza di volontari può mettere in crisi anche un sistema super collaudato, costringendo i gestori a rivederne il modello o trovare nuove soluzioni. «Il passaggio tra vecchi e nuovi volontari – conferma il sindaco di Chianni Giacomo Tarrini – influisce in generale su tutte le attività di volontariato. Come tali, anche le sagre, non sono immuni da questo fenomeno. Penso, tanto per fare qualche esempio a Rivalto in Festa, dove tutte le associazioni si uniscono, creano sinergie e ovviano alla diminuzione di presenze tra chi si mette con generosità a disposizione della comunità. Ma anche la storica Sagra del cinghiale, dalla pandemia ha cambiato il modus operandi. Adesso per partecipare occorre prenotare. Questo meccanismo permette di tenere sotto controllo i grandi numeri e di scommettere ancora di più sulla qualità dei prodotti. È certo però che l’affluenza è calata, passando dai 7mila ospiti dei periodi pre Covid agli attuali 4mila, magari perdendo anche un po’ di quello spirito di allegria, spensieratezza tipico della serata goliardica che prima si respirava».
Problema sentito anche a Calcinaia, dove la regina della sagre dal 1975 è quella della Nozza, gestita dalla Deputazione Santa Ubaldesca. Ogni anno il dolciume calcinaiolo torna in grande spolvero ma con non poche difficoltà organizzative da affrontare, «nonostante l’aiuto dei rioni e il contributo, intorno alle 10mila euro dell’amministrazione», dicono dal Comune, ribadendo le circostanze che stanno alla base di un meccanismo complesso che accoglie, da tradizione, centinaia di persone. In controtendenza invece il Comune di Buti dove si assiste a «sagre da tutto esaurito sia in centro storico, nel parco Danielli sia nello spazio a loro dedicato a Cascine di Buti con tanti giovani a fare volontariato. Cibo ottimo e prezzi popolari – specifica la sindaca Arianna Buti, incrociando le dita – credo che siano il nostro valore aggiunto. E il sabato con il Castello aperto alle visite e la navetta del tutto gratuita ci sono altri buoni motivi per venire a Buti. Senza contare che anche i nostri ristoranti registrano una grande affluenza». Dello stesso avviso la sindaca di Palaia Marica Guerrini che conferma un incremento di sagre e feste paesane anche se il borgo non passa indenne dalla complessità del rinnovo generazionale.
«Da una parte le iniziative aumentano e non abbiamo una carenza di volontari ma dall’altra il nodo del turnover tra anziani e giovani ci tocca da vicino. E non è un paradosso. Perché nel nostro territorio abbiamo risolto potendo contare – spiega la prima cittadina – sugli stranieri che hanno deciso di stabilirsi nelle nostre frazioni e che ormai sono diventati residenti. Loro hanno sostituito i volontari che lasciano. C’è un cambio ma multiculturale. Ogni settimana abbiamo un evento e questo ci rallegra. Teniamo molto a vivacizzare il comune e ad offrire attrattive, rassegne che quest’anno faremo pure ad ottobre. Il clou invece è a settembre con Bacco, Palaia e Venere che porta tantissima gente». Sagre confermate anche a Bientina dove il sindaco Dario Carmassi assicura che «non c’è alcun trend negativo. Al campo sportivo e alle Sughere – specifica – i calendari sono rimasti inalterati. Tra il Palio con le sue contrade e l’associazionismo che a Bientina è ancora molto vivace, gli organizzatori non mancano». E non vanno in ferie. «Addirittura – conclude Carmassi – anche nella settimana di Ferragosto, proprio al parco le sughere alle Quattro Strade c’è una sagra realizzata dalla Misericordia».