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Pontedera-Italia 2-1, il racconto di quel pazzo 6 aprile di trent’anni fa e l’amichevole “sfumata” dei granata col Brasile

di Andrea Chiavacci

	Il murale nel quartiere del Villaggio Piaggio 
Il murale nel quartiere del Villaggio Piaggio 

A Coverciano una formazione di C2 sconfisse gli Azzurri pronti a volare negli States per i Mondiali

08 aprile 2024
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PONTEDERA. Trent'anni fa le notizie non circolavano veloci come oggi. Non viaggiavano su tablet e smartphone ma un'impresa come quella del Pontedera fece il giro del mondo in pochi minuti. Il Tg2 Sportsera, probabilmente la striscia sportiva quotidiana più importante dell'epoca, apriva la sua edizione del 6 aprile 1994 delle 18,20 con la notizia clamorosa della vittoria per 2-1 del Pontedera a Coverciano, a porte chiuse e solo per pochi giornalisti, con la Nazionale di Arrigo Sacchi. Pronta, si fa per dire, a giocare i mondiali di Usa '94. E si vedono anche le prime immagini con i gol di Matteo Rossi e Aglietti, e quello inutile di Massaro.

E Collina che sembrava essersi dimenticato il fischietto. «È il punto più basso da quando sono commissario tecnico», disse dopo la partita l'Arrigo Nazionale battuto dal D'Arrigo di Pontedera. Un amichevole fatta proprio per giocare contro una squadra che praticava la zona, con il 4-4-2, e che era aggressiva e con tanta corsa come quella granata. Ma il bello arriverà sui giornali dell'indomani. "Ai Mondiali il Pontedera", titolava la Gazzetta dello Sport, "Pontedera come la Germania" l'apertura di Tuttosport. Il riferimento è alla sconfitta azzurra per 2-1 in casa dei tedeschi di qualche settimana prima. Perfino le radio private prendevano in giro gli Azzurri per la sconfitta ed esaltavano il Pontedera.

Tra sogno e figuraccia

Il confine tra la figuraccia Azzurro tenebra e l'impresa color granata è rappresentato dal sogno. Quel Pontedera, non solo per la vittoria sugli azzurri, ma per i suoi record fece infatti sognare un po' tutti. Mentre quel 2-1 di Coverciano rappresentò una bella sveglia per la Nazionale che poi, trascinata da Roberto Baggio, arriverà in finale ai campionati del mondo americani nonostante mille difficoltà. E tutta Pontedera, dopo aver gioito quel giorno, il 17 luglio tifò per gli azzurri sperando di sentirsi un po’ campione del mondo. Dopo che la C1 era stata conquistata con una giornata d'anticipo e che a Pontedera aveva giocato anche la Juventus che si impose per 3-1 in amichevole. Dopo il rigore di Baggio nel cielo di Pasadena il sogno della nazionale e di Sacchi svanisce. Non quello del Pontedera.

Il Brasile, Berlusconi, Senna e Pantani

Il presidente Barachini mandò un telegramma di complimenti alla federazione brasiliana e invitò i campioni del mondo a giocare al Mannucci. Dal Sudamerica tanti ringraziamenti e la promessa di accettare l'invito, poi non mantenuta. Il sogno restò tale. Ma l'importante era aggrapparsi a qualcosa all'apparenza di irraggiungibile, anche perché quel 1994 fu in generale un anno difficile. Fatto di tanti mutamenti. A cominciare da quella che molti hanno chiamato la fine della prima repubblica, sancita dall'esplosione di tangentopoli, con l'avvento del primo governo Berlusconi. Durato appena sette mesi. Anche per i giovani che all'epoca si nutrivano di sogni con i miti nello sport e della musica non era un momento semplice. Il leader dei Nirvana Kurt Cobain, proprio in quei giorni che stiamo narrando, mette fine volontariamente e prematuramente alla sua vita. Ayrton Senna invece morirà domenica 1 maggio alla Curva del Tamburello a Imola dopo un terribile incidente con la sua Williams nel Gp di San Marino. E a lui il Brasile dedicherà il titolo mondiale. Ecco perché tra mille cose brutte il calcio resta un sogno. Come quello, diventato realtà, di un piccola grande squadra di C2 che riesce a battere la Nazionale italiana. Forte, fortissima al di là delle critiche amplificate proprio da quella sconfitta. In quell'anno magico per Pontedera festeggiò anche l'arrivo del giro d'Italia con una città tutta imbandierata di rosa. E lì in mezzo al gruppo pedalava un futuro campione, purtroppo scomparso troppo presto anche lui, che pochi giorni dopo vincerà due tappe di fila e chiuderà a sorpresa al secondo posto quel giro alle spalle di Berzin. Si chiamava Marco Pantani. Pontedera poi tornò alla realtà ma oggi, a trent'anni di distanza, è ancora bello pensare che in quel grigio pomeriggio fiorentino sia successo qualcosa di irripetibile. Forse, perché poi alla fine è anche giusto non negare a nessuno quel sogno trasformato in realtà.

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