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Il personaggio

Filippo, il meccanico della MotoGp è della Valdicecina: «Hyden, Stoner, Miller. Vi racconto i piloti fuori dalla pista»

di Paolo Falconi

	Filippo in una pausa dal lavoro nel box Honda 
Filippo in una pausa dal lavoro nel box Honda 

È nato a San Dalmazio di Pomarance e ha 46 anni: ha tenuto una lectio magistralis agli studenti raccontando cosa vuol dire “vivere di corsa”

28 febbraio 2023
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POMARANCE. Dai banchi dell’istituto tecnico Niccolini di Volterra al mondiale di moto Gp sulle piste di tutto il pianeta. Filippo Brunetti, nato a San Dalmazio 46 anni fa, da ben 23 è impegnato nei box del motomondiale come meccanico. Oggi è alla Honda, ma nel corso delle stagioni ha avuto esperienze con altri team. E ricorda la vittoria, inattesa, quindi ancora più bella, di Jack Miller.

Da quando si è sposato con Elisa Sartini risiede a Castiglioncello, ma nei giorni scorsi ha tenuto una lectio magistralis davanti ai ragazzi dell’istituto Santucci di Pomarance realizzata dall’associazione Officina Rolandi al teatro di Pomarance nell’ambito del progetto Sogni e Bisogni con capofila l’associazione Carte Blanche, rivolta a studenti delle scuole medie e superiori di Pomarance, Volterra, Castelnuovo Valdicecina, Monteverdi Marittimo e alla cittadinanza.

Filippo Brunetti ha raccontato cosa vuol dire “Vivere a tutta velocità – Dal Niccolini alla MotoGp”. Troppo spesso, quando si parla del rombante mondo motociclistico, si fa l’errore di considerare esclusivamente i piloti o, al limite, i team manager che sono sì le figure maggiormente esposte, che lavorano nella parte visibile del paddock ma dietro le quinte ci sono tantissime altre persone senza le quali niente di quello che accade in pista potrebbe succedere.

I meccanici, anche Filippo Brunetti quindi, sono figure professionali chiave nella costruzione dello spettacolo motociclistico: «Spesso – dice Brunetti – non basta capire di pistoni e motori ma occorre essere psicologi per assistere nel migliore dei modo i piloti». Il loro lavoro è indispensabile. Prezioso. Devono essere molto affiatati e capirsi al volo. «Dobbiamo essere super veloci e nella massima sicurezza. Il pilota ha la sua vita nelle nostre mani. Deve esserci un feeling direi perfetto e all’interno del team ci deve assere la massima intesa».

E il pomarancino Brunetti ricorda i diversi caratteri dei campioni con cui ha avuto a che fare: Marquez «il più completo», Stoner col quale «ho vinto il mondiale nel 2013», Hayden «il super pignolo» ma anche Miller e Dovizoso. Grazie al suo lavoro, i campioni su due ruote sfrecciano sull’asfalto, compiono imprese esaltanti e stupiscono i loro tifosi. Va detto: tra piloti e meccanici si instaura un legame intenso, di fiducia piena: quasi sempre un bellissimo rapporto. «Io per esempio ho fatto molte vacanze con i miei piloti. Con Dovizioso e Miller siamo stati al mare e in montagna, con Stoner sul Lago di Garda e ad allenarci insieme. I piloti, è vero, dialogano principalmente con l’ingegnere di pista, ma è nelle nostre mani che si raccoglie la loro vita. Non soltanto quando sono in pista per una gara. E poi c’è l’aspetto agonistico, che può portare alla vittoria: ogni minimo dettaglio può fare la differenza».

A dire il verso Filippo iniziò con il motocross, poi si accorse che gli stava un po’ stretto e passò ai motorteam e quindi alla Gp: «Soddisfazioni tante, è vero, anche se il prezzo da pagare è quello di stare, nel corso della stagione, parecchio tempo lontano da casa». Per esempio, finita questa parentesi sul mare della Baia del Quercetano arrivano i test in Portogallo (l’11 e il 12 marzo) in attesa della gara sempre in terra lusitana del 26. Ma altri test si sono succeduti in Malaysia.
 

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