Troppi colpi di calore agli anziani e il pronto soccorso è in sofferenza
Accessi in aumento, la primaria: «Sono pazienti pluripatologici disidratati»
PONTEDERA. D’estate, si sa, fa caldo. Ma temperature così elevate non si vedevano da anni. Un’ondata di afa eccezionale per intensità e durata, con il termometro che tocca punte di 41 gradi in diverse città italiane. E che fa anche aumentare gli accessi al pronto soccorso, dovuti a un clima difficile da sopportare, soprattutto nelle ore centrali del giorno (ma non solo). A confermalo è la dottoressa Lucilla Furesi, primaria del pronto soccorso dell’ospedale “Felice Lotti” di Pontedera: «In questi giorni gli ingressi sono in crescita. I più colpiti sono gli anziani pluripatologici, che purtroppo avvertono molto meno il senso della sete. Una crescita quindi di anziani disidratati che ricorda quella registrata nel 2003, altro anno famoso per il caldo eccezionale».
E i numeri sono eloquenti. Se il pronto soccorso di Pontedera ha una media di tra i 140 e i 150 accessi al giorno, in questa settimana sono aumentati notevolmente. Proprio a causa degli anziani colpiti dai problemi di caldo. «Per fare due esempi – dice ancora Furesi – martedì sono stati 167 e mercoledì 160, andando oltre la media abituale». Il caldo quindi, come ogni anno, colpisce soprattutto le persone più anziane e patologicamente più fragili. Ma, in misura minore, anche i giovani, che «vengono per altri tipi di patologie, come la presenza di traumi o perché sono stati tanto tempo sotto il sole. In ogni caso si tratta di pazienti sicuramente meno impegnativi, che non necessitano di ricovero».
Non manca nemmeno qualche turista “sopraffatto” dal caldo. «Qualcuno c’è, ma si concentrano soprattutto nella zona di Volterra, più turistica», spiega la dottoressa Furesi. A complicare la situazione ci si è messa però la ripresa del Covid, soprattutto per le persone più anziane.
In ogni caso «la giornata più difficile – prosegue la dottoressa Furesi – solitamente è il lunedì, probabilmente perché durante il sabato e la domenica non ci sono i medici curanti, che invece con l’inizio della settimana mandano giustamente i pazienti più impegnati patologicamente a fare degli accertamenti».
Altra giornata “nera” il sabato. «Ovviamente – precisa la dottoressa Furesi – si tratta di stime generali. Nel complesso come accessi siamo tornati ai numeri pre-Covid».