Pontedera, una donazione per sport e sociale in memoria del dottor Roberto Nesi
La figlia dello storico medico di famiglia e tifoso del Pontedera calcio scomparso la settimana scorsa a 76 anni: «Grazie a tutti per l’affetto: voglio onorare la sua generosità nel darsi agli altri»
PONTEDERA. «Mio padre era un uomo grande e un grande uomo. Questo è quello che mi hanno fatto sentire le tante, tantissime persone che sono passate a porgerli un saluto, che hanno portato un loro ricordo ed il loro affetto. C’era spazio per ciascuna di queste persone nel grande cuore di mio padre che, per carità, aveva anche i suoi lati spigolosi come ogni essere umano, ma verso la sua città, la sua comunità ha sempre messo a disposizione tutta la sua professionalità e bontà d’animo. Ciò mi fa essere orgogliosa ogni giorno di essere sua figlia».
Sono parole che arrivano dritte dal profondo del cuore quelle di Elena Nesi, figlia di Roberto Nesi, medico di famiglia di Pontedera scomparso la settimana scorsa all’età di 76 anni. In pensione dal 2019, Nesi era uno di quei medici dalla grande umanità, che vedono crescere generazioni di pazienti, diventando apprezzati punti di riferimento. La notizia della sua morte ha scosso profondamente la città. In modo particolare il quartiere di Fuori del Ponte, dove si trovava il suo ambulatorio: prima in via Vittorio Veneto e poi in via Firenze (oltre che in corso Matteotti), a due passi dallo stadio Mannucci, il tempio della sua passione calcistica per i colori granata.
Del Pontedera il dottor Nesi è stato uno dei tifosi più storici e sfegatati. Decine di aneddoti, trasferte, chilometri percorsi per seguire la sua squadra del cuore assieme agli amici del bar Baldini, del cui club di tifosi Nesi è stato consigliere e presidente. Ma per la sua squadra del cuore il medico è stato molto più di un tifoso. Negli anni Novanta ha fatto parte dello staff medico del club, fino a spendersi in prima persona quando dal 1999 al 2001 la squadra attraversò un periodo di difficoltà, segnato da due retrocessioni consecutive dalla serie C2 all’Eccellenza. E infatti anche l’Us Città di Pontedera si è unita al cordoglio per la sua morte. Un’ondata di affetto collettiva, dimostrata anche al funerale, a cui la figlia Elena risponde con un grande e sentito grazie.
«Voglio ringraziare di cuore tutti gli amici, quelli di una vita e quelli più recenti, i cari pazienti, gli amici, tifosi, le istituzioni, l’Us Pontedera per la loro vicinanza in questi giorni tristi - dice la figlia, psicoterapeuta - Ciò che mi è stato donato, le condivisioni affettuose, i gesti amorevoli e le parole gentili lette, sono fili invisibili ma resistenti che legano e legheranno per sempre mio padre, e conseguentemente anche me, a voi dandomi la possibilità di non perdere le radici della storia della mia famiglia. È stata una comunità che mi ha curato proprio come avrebbe fatto lui. Metterò tutto il mio impegno per portare avanti, come professionista e come persona, quello che mi ha insegnato mio padre col suo esempio: la cura della Persona e della sua storia, la dedizione al proprio lavoro, l’ironia che porta leggerezza e allegria e senza dimenticare la passione per il gelato. Al calcio ci penserà il suo adorato nipote. La sua amata città, la sua amata squadra saranno sempre con lui».
Per questo Elena vuole chiudere il cerchio, con un gesto di solidarietà in memoria del padre Roberto. «Per onorare la sua generosità nel darsi agli altri e le sue passioni - spiega - farò una donazione in suo nome con le offerte della commemorazione all’Associazione Calciando Insieme, un’associazione la cui squadra è stata "adottata" dal Pontedera permettendo a tanti ragazzi speciali (con disabilità, ndr) di poter coltivare la propria passione per il calcio. Sono certa che avrebbe approvato. Come diceva Cesare Pavese: "Si ricordano le persone per i gesti, per gli sguardi, per le piccole cose. Ed è lì che restano" Grazie a tutti».