Crollo al convento del Giaccherino: chiesto il rinvio a giudizio di tre persone
Pistoia, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio ma cambia l’accusa. Contestato il disastro colposo e non doloso: mancava un adeguato riempimento della volta che ha ceduto
PISTOIA. Il pubblico ministero Chiara Contesini ha chiesto il rinvio a giudizio di tre persone in relazione al crollo al convento di Giacchierino, l’incidente accaduto il 13 gennaio 2024, quando il pavimento della sala in cui ballavano gli ospiti di un matrimonio crollò, portandosi dietro decine di persone, alcune delle quali rimasero gravemente ferite.
Sono tre gli indagati che a questo punto diventano imputti: l’imprenditore Roberto Tonti, 86 anni, di Prato, socio e amministratore della società proprietaria dell’antico edificio, la “Rinascimento srl” (l’altro socio, Aldo Fabbrini, 91 anni, di Agliana, è scomparso recentemente) e i loro due figli, coamministratori di fatto, Sabrina Tonti, 58 anni, e Alessandro Fabbrini, 56 anni, difesi dagli avvocati Cecilia Turco e Andrea Niccolai.
La richiesta di rinvio a giudizio era attesa, visto che le indagini si sono ufficialmente concluse dopo l’incidente probatorio e la testimonianza del perito incaricato dal tribunale. Ma cambia l’accusa rispetto a quella originaria. Ai tre imputati viene ora contestato il reato di disastro colposo e non più doloso. Secondo la Procura la volta del convento è crollata sotto il peso degli invitati che stavano ballando nella sala soprastante, perché era priva di un «adeguato ed efficace riempimento». Ossia quel materiale che avrebbe dovuto stabilizzarla e impedirne il collasso, ma che invece, a posteriori, si è rivelato del tutto inconsistente, disgregato e in varie zone addirittura parzialmente assente. Secondo il perito del tribunale di Pistoia, Giulio Ventura, professore ordinario di Scienze della costruzione al Politecnico di Torino, è in questo grave vizio costruttivo che si cela la causa del crollo. Quella sera rimasero ferite oltre trenta persone, che durante un ricevimento di nozze videro il pavimento su cui stavano ballando cedere sotto i loro piedi, per poi cadere giù nell’antico refettorio.
«L’afflusso di circa 200 persone e il calpestio delle sale messe a disposizione nonostante le precarie condizioni di manutenzione, con un carico di peso incompatibile ai luoghi – dice la Procura – determinavano il crollo del locale adibito a musica e ballo e la conseguente precipitazione nel vuoto per 5-6 metri di circa 40 persone».
Il reato si sarebbe configurato a partire dal momento della sottoscrizione del contratto per la locazione temporanea degli spazi del convento per la festa nuziale, senza limitazione per il numero di ospiti. A firmare il contratto era stato lo sposo, il 27enne Paolo Mugnaini, insegnante laureato in ingegneria originario di Lastra a Signa (sua moglie è Valeria Ybarra, anche lei 27enne, manager originaria di Houston).
Nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal gip, il perito a cui era stato conferito l’incarico di appurare le cause e le eventuali responsabilità della strage sfiorata, ha illustrato la propria relazione. L’elemento principale evidenziato è proprio quello relativo al mancato riempimento della volta crollata, che porta la procura a ipotizzare una responsabilità diversa rispetto a quella iniziale per gli indagati.
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