Sfruttamento del lavoro e frode fiscale, maxi-inchiesta in Toscana: 14 indagati e 17 aziende coinvolte
L’operazione coordinata dalla procura di Pistoia: il provvedimento ha colpito anche quattro ristoranti
PISTOIA. Un giro di sfruttamento del lavoro e frodi fiscali su scala nazionale è stato scoperto dalla Guardia di Finanza di Pistoia, che ha eseguito due misure cautelari personali e sequestri per quasi 2 milioni di euro. Al centro dell’indagine, un gruppo imprenditoriale attivo nel settore della grande distribuzione organizzata, del facchinaggio e della ristorazione, con ramificazioni in tutta Italia.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Pistoia, ha coinvolto 14 persone indagate e 17 aziende, accusate – secondo l’ipotesi accusatoria – di somministrazione illecita di manodopera, falsificazione di fatture e sfruttamento dei lavoratori, molti dei quali in condizioni di bisogno e impiegati in violazione delle normative contrattuali e previdenziali. Tra gli indagati principali, due amministratori di fatto di origine toscana – uno dei quali avrebbe precedenti per reati tributari e fallimentari – nei cui confronti il giudice ha disposto gli arresti domiciliari e l'obbligo di dimora con presentazione alla polizia giudiziaria.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pistoia, le imprese avrebbero utilizzato cooperative fittizie per "affittare" manodopera senza alcuna autorizzazione ministeriale, aggirando le norme su retribuzione, orari e contributi previdenziali. In realtà, i lavoratori venivano impiegati come dipendenti a tutti gli effetti, ma con diritti ridotti, straordinari non pagati, ferie negate e senza gli scatti di anzianità previsti. Inoltre, in alcuni casi le stesse aziende avrebbero assunto direttamente parte dei 103 lavoratori coinvolti, sottoponendoli a condizioni retributive e contrattuali gravemente lesive.
Le società, tra il 2019 e il 2023, avrebbero emesso e ricevuto fatture per oltre 10 milioni di euro, evadendo l’Iva per circa 2 milioni, somma oggetto del sequestro preventivo eseguito dalla Guardia di Finanza. Oltre alle somme presenti sui conti correnti, il provvedimento ha colpito beni aziendali e quote societarie di 17 imprese, comprese quattro attività di ristorazione tra Firenze, Campi Bisenzio e Rosignano Marittimo, una delle quali riconducibile a uno chef di rilievo nazionale.
La manovra avrebbe generato un vantaggio competitivo sleale rispetto alle aziende in regola: azzeramento dei costi previdenziali, detrazioni indebite dell'Iva e risparmi sul costo del lavoro. Il Gip del Tribunale di Pistoia, accogliendo la ricostruzione della Procura, ha disposto le misure cautelari e il sequestro preventivo, sottolineando la gravità e l'estensione delle condotte contestate.