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Maltempo e danni

Caos Modenese: «I turisti disdicono, così rischiamo di perdere la stagione»

di Carlo Bardini

	L’ultima frana tra Mammiano e La Lima
L’ultima frana tra Mammiano e La Lima

Alberghi e agriturismi esasperati dalle condizioni della strada statale. Ceccarelli: «Ci devono dichiarare zona disagiata, in modo da avere almeno delle agevolazioni fiscali»

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CUTIGLIANO. «Per noi il mese di maggio è di alta stagione, lavorando con gruppi di vario genere, ma sta diventando impossibile», lamenta Gregorio Ceccarelli dell'albergo ristorante Sichi di Pian degli Ontani.

«Bisognerebbe che ci potessero identificare come zona franca, almeno saremmo esenti anche da pagare certe tasse», gli fa eco Giuseppe Corsini dell'azienda Le Roncacce sopra il Melo di Cutigliano. C'è molto malumore sulla montagna pistoiese a proposito di viabilità, condizioni delle strade e persistenza di semafori. Adesso la chiusura della Statale 66 Modenese tra Mammiano e La Lima (oggi dovrebbe essere l’ultimo giorno di chiusura), sembra essere la goccia che fa traboccare il vaso. Per tanti la strada alternativa, la Provinciale 18 Lizzanese non è adatta a sostituire una Statale e molti si sentono abbandonati. «Sto passando metà delle giornate a convincere i vettori che le strade, tutto sommato, sono percorribili. Ma in realtà sappiamo tutti che i problemi ci sono. Per noi dell'albergo Sichi questi mesi di primavera stanno diventando di alta stagione perché lavoriamo moltissimo con le scuole ed altri gruppi. Ma ci rendiamo conto che, viste le condizioni delle strade, i vari semafori e la viabilità in genere, diventa sempre più difficile. A volte capita – prosegue Ceccarelli – che le ditte dei bus turistici rinunciano all'appalto, perché venire da noi, tra i rischi e le strade non è economicamente conveniente. Quindi oltre che un danno sociale, ovviamente per i pendolari, è anche legato alla sicurezza e concorrenziale di appetibilità a chi muove il segmento turistico. Basti pensare, a esempio, che per andare a Lucca, partendo da Pian degli Ontani ci vogliono circa due ore. Per Pistoia, a parte la chiusura che peggiora la situazione, ci vuole comunque più di un'ora». Poi Gregorio Ceccarelli precisa. «Colpisce la durata temporale dell'utilizzo del semaforo nei punti in cui si sono verificate le varie frane. Abbiamo fatto stupire un autista di pullman salito da noi ad ottobre quando si verificò la frana a La Mora, vicino alla località Livogni. È tornato questo inverno e si è meravigliato che ancora ci sia il semaforo. Purtroppo – conclude – se si continua così, la viabilità sulla montagna pistoiese diventa un grande limite e dovremmo pensare a prendere un albergo a Montecatini, a esempio, se vogliamo lavorare ancora in questo settore dei gruppi».

La disperazione per le condizioni della viabilità sulla montagna pistoiese arriva anche da Giuseppe Corsini, presidente del Distretto forestale e di Terra nostra della Coldiretti. «Ieri pomeriggio – ha detto (martedì nda) – sono stato praticamente fermo più di un'ora a Lancisa (frazione lungo la Sp18 nda) per il traffico. La chiamano strada alternativa ma a quell'altezza c'è un semaforo che da anni che si trova lì. La montagna pistoiese ormai è abbandonata e tutti pensano a fare le somme urgenze ma la verità è che manca la prevenzione e soprattutto una programmazione. Considerate che la nostra vallata è una delle poche a non avere una strada di fondo valle. Con tutti i problemi che la viabilità di casa nostra offre tutti i giorni è chiaro che la popolazione si scoraggia. Nessuno vuole capire che la montagna è indispensabile e la sua buona gestione porterebbe risultati positivi anche alla città. Dovremmoriuscire a far dichiarare la montagna pistoiese zona franca, almeno eviteremo di pagare anche le tasse».

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