Addio al piccolo Andrea una settimana dopo la mamma: Pistoia straziata dalla doppia tragedia
Non ce l’ha fatta il bambino dell’infermiera morta a 36 anni
PISTOIA. Non ce l’ha fatta il piccolo Andrea. Si è spento ieri nel reparto di rianimazione dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, una settimana dopo la sua mamma, Laura Porta, l’infermiera di 36 anni uccisa da un’emorragia cerebrale domenica 18 febbraio, all’ottavo mese di gravidanza, subito dopo che i medici del San Jacopo, con un taglio cesareo d’urgenza, erano riusciti a far nascere il suo bambino. Troppo gravi i danni subiti dal piccolo durante quei tragici lunghi momenti in cui il cuore della madre, ripetutamente rianimata dai soccorritori, si è fermato. I medici fiorentini, dopo aver tentato in ogni modo di strapparlo alla morte anche di fronte all’evidenza di parametri vitali sempre più flebili, si sono dovuti arrendere, dichiarandone il decesso.
In queste ore i familiari di Andrea, che era stato battezzato lo scorso mercoledì nel suo lettino d’ospedale, decideranno quando e dove celebrare le esequie funebri, e se farlo riposare per sempre accanto alla sua mamma, nel cimitero di Bolotana, il piccolo paese della provincia di Nuoro dove Laura Porta era nata e cresciuta. E dove, venerdì mattina, si era tenuta una seconda cerimonia funebre dopo quella del giorno precedente nella chiesa della Vergine, a Pistoia. Dove centinaia di persone si sono strette nel dolore attorno al compagno di Laura, Antonio Fasano, alla madre Luisella, al padre Mariano e al fratello Claudio, che, laureato in informatica, lavora a Pisa e vive da diversi anni in Toscana.
E dove era stato il cappellano del Meyer, don Fabio, che ha concelebrato la messa insieme al parroco della Vergine, don Sebastiano, a leggere il ricordo scritto da Antonio per la sua Laura, sul loro sogno d’amore insieme al piccolo Andrea. Un sogno che si è infranto all’improvviso una settimana fa. Assieme a quello di Laura poter iniziare a lavorare al 118, magari sugli elicotteri del soccorso. E in attesa del quale Laura prestava servizio come infermiera nel carcere della Dogaia, a Prato, dove aveva conosciuto Antonio, agente della polizia penitenziaria. Una missione, quella di infermiera, per lei. Come testimoniato (oltre che dall’impegno come volontaria della Misericordia durante il Covid)dalle frasi che lei amava tanto e che sono state stampate dietro al cartoncino con sopra la sua foto distribuito ai presenti al termine del funerale: “Credete in voi stessi realizzate i vostri sogni, aiutate le persone che ne hanno bisogno, non siate egoisti. Costruite qualcosa con chi amate e ricordate sempre che i piccoli gesti sono sempre i migliori. La vita è fatta di tante piccole cose, e molte restano sempre”.
Con il compagno, Laura Porta abitava a Pistoia in via Gora e Barbatole. È stato lì che domenica 18 febbraio si è sentita male, attorno alle 13,30. Sembrava un attacco di nausea dovuto alla gravidanza, ma si era accasciata sul pavimento. I primi tentativi di rianimazione li aveva fatti Antonio, poi avevano proseguito i soccorritori del 118. Quindi, la corsa in sala operatoria, il taglio cesareo, il defibrillatore. Tutto vano. Laura si era spenta poco prima delle 22,30.
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