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Una protesi che sente il caldo e il freddo: una mano bionica per un pistoiese

Fabrizio  Fidati con la protesi
Fabrizio Fidati con la protesi

La nuova tecnologia è stata messa a punto dalla Scuola Superiore Sant’Anna: Fabrizio perse la mano quando aveva 20 anni

10 febbraio 2024
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PISTOIA. «Quando uno dei ricercatori ha posizionato il sensore sul corpo, per me è stata un’emozione fortissima. Ho potuto sentire il calore di un’altra persona con la mia mano fantasma. È stato come riattivare una connessione che avevo perduto». Grazie a una protesi sensorizzata di mano, in grado di fornire un ritorno termico realistico e in tempo reale, Fabrizio Fidati, 60 anni con un’amputazione transradiale, è riuscito a distinguere e ordinare manualmente oggetti a temperature differenti e a percepire il contatto corporeo con gli altri essere umani.

Fidati, che risiede a Maresca e lavora ai servizi sociali del Comune di Pistoia, perse la mano quando aveva 20 anni per un infortunio sul lavoro avvenuto a Montemurlo in un’azienda tessile.

Un percorso di dolore il suo ma anche di riscatto e di crescita grazie al sostegno della famiglia e della scienza che man mano gli ha dato la possibilità di tornare fare una vita normale . «Piano piano sono riuscito a superare i disagi – spiega - al momento sto utilizzando una protesi che può fare quattro movimenti e questo mi permette di fare quasi tutto quello che mi serve». Ora alla Scuola superiore Sant’Anna sta portando avanti i test per il calore e per il freddo, «sensazioni più intense di quelle che ho con la mano normale». La nuova tecnologia è nata dalla collaborazione scientifica tra la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed École Polytechnique Fédérale de Lausanne.

«La temperatura è una delle ultime frontiere per restituire la sensibilità alle mani robotiche. Per la prima volta, siamo davvero vicini a restituire l’intera gamma di sensazioni alle persone amputate» commenta Silvestro Micera, autore senior della ricerca. La percezione sensoriale è uno degli aspetti più importanti per permettere alle persone con un’amputazione di interagire con l’ambiente circostante. Partendo dalle precedenti scoperte sulle sensazioni termiche fantasma, che stimolano punti specifici del braccio residuo evocando percezioni nella mano mancante, i ricercatori hanno sviluppato un nuovo approccio che consente agli amputati di percepire e rispondere alla temperatura trasmettendo informazioni termiche dal polpastrello della protesi all’arto residuo dell’amputato. «Si tratta di un’idea molto semplice che può essere facilmente integrata in protesi commerciali» spiega Micera. «L’aggiunta di informazioni sulla temperatura rende il tatto più simile a quello umano - spiega l’autore senior Solaiman Shokur dell’École Polytechnique Fédérale de Lausanne – Pensiamo che la capacità di percepire la temperatura migliorerà la sensazione che “questa mano è mia”». Il dispositivo è stato integrato nella protesi personale del paziente ed è stato collegato in un punto dell’arto residuo che suscitava sensazioni termiche nel dito indice fantasma della persona.

Il team di ricerca ha testato la capacità della persona amputata di distinguere tra oggetti di temperatura e di materiali diversi. In particolare, il paziente pistoiese è stato in grado di discriminare tra tre bottiglie visivamente indistinguibili contenenti acqua fredda, acqua a temperatura ambiente e acqua calda con un’accuratezza del 100%, mentre, senza il dispositivo, la sua accuratezza si fermava al 33%. È anche migliorata la sua capacità di classificare con precisione e rapidità cubetti di metallo di diverse temperature. La tecnologia sviluppata è stata testata in laboratorio. Il prossimo passo sarà quello di rendere il dispositivo pronto per l’uso domestico .
 

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