L’ira di Riccardo Mannelli sulla "città bigotta"
Pistoia, dopo le polemiche sul cartellone del teatro Manzoni parla l’artista pistoiese autore dell’opera contestata
PISTOIA. Una donna semicoperta da una sottoveste bianca che lascia intravedere un seno. Un braccio sollevato in avanti con in mano una pagnotta. È bastato poco per sollevare le polemiche sul manifesto che appare nella locandina della stagione teatrale del teatro Manzoni, affissa sui muri delle strade. «Una città piccola, ottusa, rimasta indietro con i tempi», come l'ha definita Riccardo Mannelli, pittore e vignettista pistoiese, autore dell'immagine contestata da alcuni (come la prof del classico Forteguerri intervenuta sul Tirreno), mentre altri come la Rete 13 febbraio, associazione di donne pistoiesi che si batte per la parità, hanno sottolineato l’inopportunità di affiancare l’opera, intitolata “La passione sfama”, alla stagione teatrale del Manzoni. «Ho dei dubbi sui miei connazionali» commenta Riccardo Mannelli.
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La sua voce è pacata, tranquilla. «Credo che in giro ci sia troppa voglia di protagonismo. E allora si cerca qualsiasi cosa a cui aggrapparsi, dalla spesa della domenica di Gianni Morandi alle cosce della Boschi: qualunque argomento è buono per far venire fuori qualcosa, per dire qualcosa». Mannelli si riferisce alle polemiche scoppiate su Facebook dopo che il cantante ha postato una sua foto mentre fa la spesa la domenica.
«Ho letto le mail delle femministe, mi sono arrivate tutte. Alcune insistono sui particolari, come le pieghe del corpo, il rossore del volto - continua Mannelli - mi sembra una polemica vecchia come il cucco, lasciatemelo dire, sterile, superficiale. Mi ha fatto venire in mente il film di Fellini in cui un moralista puritano è ossessionato da una donna prosperosa che pubblicizza il latte in un cartellone. La figura femminile è sempre stata metafora delle arti e della poesia, la stessa musa è femmina. Così lo è la sfamatrice, con un seno scoperto e pronto ad allattare. Non c'è niente di erotico in tutto questo. Così come la pagnotta: che senso ha pensare alla sua posizione e perché andare a vedere cosa c'è sotto? È come dire: quella donna è vestita, ma sotto è nuda».
«Non pretendo che la mia opera piaccia a tutti. Quando ho creato quell'immagine ho pensato a qualcosa di concreto, non mi piacciono le metafore e non volevo idealizzare il corpo femminile. Se avessi ritoccato l'immagine come un chirurgo estetico - ironizza - magari mi avrebbero dato del pervertito. Nei miei quarant'anni e passa di contatto con il pubblico posso dire una cosa: ciò che impatta è spesso il contrario di quel che sembra. Disturba vedere un corpo uguale al tuo perché tu per primo non lo accetti».
Mannelli, nato a Pistoia, vive ormai a Roma dal 1977. «Me ne sono andato per mia scelta, tra l'altro abbastanza ricambiata, direi, visto che la città non mi ha mai offerto poi più di tanto. La piccola provincia mi è sempre stata stretta, anche da ragazzo andavo via di casa e ritornavo continuamente. Ho lavorato molto con Giancarlo Galardini negli anni '70: Pistoia era vivace, eravamo tutti impegnati in attività culturali e politiche. Ma ho sempre frequentato Roma, mi piace la metropoli». «Cosa penso di Pistoia e dei pistoiesi oggi? Non ne ho la più pallida idea e non mi interessa. Penso che sia rimasta una città ripiegata su se stessa».