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Il Pisa e un mercato differente. Con Knaster niente giochetti

David Biuzzi
Il Pisa e un mercato differente. Con Knaster niente giochetti

Il patron sembra aver dettato una linea degna di un fondo d’investimento. Contrattazioni solo fino a un certo limite: sui prezzi non si torna indietro

02 agosto 2022
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PISA. Sembra di essere al Suq di Marrakech, al Khan el Khalili del Cairo o addirittura al Gran Bazar di Istanbul. E invece no, non si tratta di un qualsiasi mercato di un qualsiasi paese arabo, dove contrattare il prezzo di un prodotto è una tradizione inderogabile, ma il calciomercato. Il nostro calciomercato, dove abitualmente si fissa un pezzo e poi inizia una più o meno lunga trattativa. Un regola non scritta per operatori (dirigenti, agenti) e diretti interessati (calciatori) che però ha le sue eccezioni. E una, nel senso positivo del termine, è il Pisa. Il Pisa targato Alexander Knaster, per essere ancora più precisi.

La linea

Già, perché in questo caso la mano del patron emerge chiaramente. Quella, cioè, di un brillante uomo d’affari che è abituato a pagare quello che c’è da pagare quando compra e a farsi pagare quello che c’è da farsi pagare quando vende. Non a caso la sua fortuna è legata a un fondo d’investimento, Pamplona, da lui fondato e cresciuto. Investire capitali per acquisire pacchetti aziendali, farli crescere (di valore) e poi rivenderli, insomma, è il suo pane quotidiano. E in questi casi, ovviamente, il margine di trattativa esiste ma sempre entro certi limiti. Una linea che, non a caso, anche i nerazzurri stanno scrupolosamente seguendo nel corso delle ultime finestra di (calcio)mercato.

L’esempio Lucca

La cartina tornasole, in questo contesto, è Lorenzo Lucca e tutto ciò che lo ha riguardato negli ultimi 12 mesi. Nell’estate 2021, infatti, era un giovane sulla bocca di tutti dopo l’ottima stagione a Palermo. Lo seguiva mezza Serie A (in primis il Sassuolo, situazione destinata a ripetersi) ma solo il Pisa si è presentato dai rosanero pronto a staccare l’assegno da circa 2 milioni (più bonus) richiesti. Lucca, così, veste il nerazzurro e i suoi primi mesi all’Arena sono da fenomeno. A gennaio il Sassuolo lo vuole, la valutazione del Pisa è sui 12 milioni (bonus inclusi) e l’accordo arriva: 10 più 2. Solo che poi i neroverdi propongono 8 più 4. Il totale non cambia, la formula sì e con loro anche la risposta di Knaster: dal «sì» della notte del 30 gennaio al definitivo «no» della mattina del 31. E la storia si ripete ora: il Pisa valuta Lucca 10 milioni, il Bologna arriva da offrirne 8 (1 di prestito, 7 per il diritto di riscatto) e il club felsineo è convinto di avere in mano il giocatore. In condizioni normali, in effetti, sarebbe una trattativa chiusa. Ma non per il Pisa di Knaster. Infatti spunta l’Ajax che i soldi richiesti sul piatto ce li metti (sempre tra prestito e diritto di riscatto) e il giocatore vola in Olanda.

Niente giochetti

Con il Pisa non si fanno giochetti, insomma. Ovviamente le valutazioni non sono attribuite a caso, ma nascono dal lavoro dei “tecnici” di Knaster, quindi del presidente Giuseppe Corrado e soprattutto dei direttori Giovanni Corrado e Claudio Chiellini. Una volta date, però, lo scostamento è limitato, proprio come se si trattasse del pacchetto azionario di un’azienda, della quotazione di un titolo di stato o del prezzo del petrolio. E il discorso vale anche quando il Pisa deve comprare e non vendere. Se la quotazione è considerata giusta, legittima, i nerazzurri staccano l’assegno e portano a casa. A volte va bene, come con Lucca, altre volte meno (ad oggi, ad esempio, i 3 milioni per Yonatan Cohen non sembrano aver fruttato). Ma far parte dei rischi del mestiere. Il mestiere di Alexander Knaster. Cioè investire per crescere e per guadagnare. E per i naviganti, ormai, l’avviso dovrebbe essere chiaro: col Pisa niente giochetti.l


 

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