Influenza stagionale in Toscana: variante K, sintomi e picco. Tutto quello che c’è da sapere
Il dottor Luca Puccetti (Federazione italiana medici di medicina generale): «Forme virali debilitanti, i sintomi durano di più del solito»
PISA. Natale e Capodanno a letto con la febbre. No, non è un cinepanettone, ma la realtà vissuta “sotto l’albero” da migliaia di italiani e toscani. Anche a Pisa e provincia, tra variante K e altre forme virali, attualmente circa sedici persone ogni mille stanno facendo i conti con l’influenza stagionale, dai sintomi più invasivi e meno passeggeri rispetto agli ultimi anni. Una situazione toccata quotidianamente con mano dai medici di famiglia, alle prese con ricette e certificati.
Il picco
Secondo le previsioni, il picco di contagi però non è ancora arrivato. È atteso per le prime settimane di gennaio, indicativamente poco dopo il rientro a scuola dalle vacanze. A confermarlo è il dottor Luca Puccetti, medico di medicina generale a Cascina e segretario generale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) di Pisa.
«Dal punto di vista del picco epidemiologico abbiamo un andamento intermedio tra quello dell’anno scorso e quello dell’anno prima – spiega – Nel 2023 venne intorno a Natale, l’anno scorso fu spostato più avanti. Molto probabilmente stavolta il picco arriverà nelle prime settimane dell’anno nuovo, anche perché sotto le feste le persone si spostano e frequentano luoghi affollati, fattore che aumenta i contagi. Questo è quello che emerge anche dai modelli previsionali disponibili sul portale Influcas».
Sintomi
Nella maggior parte dei casi, le forme virali si manifestano in maniera abbastanza aggressiva, «debilitante» dice il dottor Puccetti. Febbre alta, anche a 39-40, tosse, raffreddore, mal di gola.
«Il paziente medio, che non ha patologia croniche, accusa i classici sintomi respiratori – illustra il medico – ma anche mialgie e dolori muscolari e articolari, che possono persistere anche diversi giorni dopo la scomparsa della febbre. In generale i sintomi durano un po’ di più rispetto alla media e questo incide anche sulla ripresa dell’attività lavorativa. Tra novembre e l’inizio di dicembre abbiamo inoltre avuto una circolazione di virus parainfluenzali che hanno determinato sintomi gastroenterici con nausea, diarrea e febbre. Col passare delle settimane ci siamo spostati verso la classica patologia respiratoria».
«I più colpiti»
«La fascia anagrafica più colpita è quella pediatrica, ma questa non è una novità – aggiunge il dottor Puccetti – Gli anziani, essendosi vaccinati, sono la categoria meno colpita. Questo ci rincuora perché di solito gli anziani rischiano maggiori complicazioni e perché la vaccinazione sta svolgendo il suo ruolo: ad ammalarsi sono tante persone di età medio giovane non vaccinate e quindi più esposte al contagio. Approfitto per ricordare che ormai da tempo in Toscana non serve più alcuna certificazione medica per le assenze da scuola anche superiori a 5 giorni, la raccomandazione è di non chiedere certificazioni scolastiche al proprio medico».
Vaccini e consigli
Per il segretario generale della Fimmg di Pisa, i risultati della campagna vaccinale anti-influenza sono tutto sommato soddisfacenti. «La risposta dei pazienti è stata positiva, la copertura non è stata male – commenta – La vaccinazione ha avuto un suo esito regolare, forse anche leggermente migliore del previsto. Significa che la diffidenza e l’esitazione sono calate. Per il resto le modalità di approvvigionamento hanno posto qualche difficoltà a livello di tempistiche, probabilmente bisognerà modificare qualcosa per garantire una migliore disponibilità dei vaccini quando servono, in base all’andamento dei contagi».
Passando invece alla cura, i farmaci a cui ricorrere per guarire non sono cambiati. E anche le raccomandazioni sono sempre le stesse. «In caso di febbre alta bisogna idratarsi continuamente ed evitare cibi pesanti e grassi, difficili da digerire – consiglia Puccetti – Se in famiglia o al lavoro ci sono pazienti a rischio, si raccomando di contenere il rischio contagio indossando mascherine Ffp2. Un’altra raccomandazione è quella di non andare al pronto soccorso per patologie curabili a casa, a meno che non ci siano fattori di rischio importanti. Questo per evitare di affollare i pronto soccorso e creare problemi ai malati gravi, ma anche per evitare ambienti potenzialmente forieri di ulteriori contagi».
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