Il Tirreno

Pisa

Turismo

Affitti brevi a Pisa, ecco i ricavi. Ma c’è il fantasma cedolare

Affitti brevi a Pisa, ecco i ricavi. Ma c’è il fantasma cedolare

Un proprietario a Pisa guadagna in media 28mila euro l’anno

3 MINUTI DI LETTURA





PISA. C’è qualche centinaio (se non di più) di pisani che sta guardando con attenzione alla scrittura della prossima legge di bilancio. In particolare per il provvedimento che alzerebbe la cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26%. Perché non si deve commettere l’errore di pensare che un 5% sia questione di pochi euro: in media significherebbe, per un proprietario di case destinate a questo utilizzo, pagare 1.400 euro di tasse in più in un anno. Un importo calcolato sulla base delle statistiche di Airtics, il portale più completo per tradurre in entrate economiche gli affitti brevi.

Il giro d’affari

Premessa d’obbligo: statistiche ufficiali sul giro d’affari nelle singole città non esistono. Ma ci sono dei sistemi che consentono di avvicinarsi a una stima assai precisa. Innanzitutto la banca data delle strutture ricettive realizzata dal ministero del Turismo: nel solo territorio comunale di Pisa a oggi sono censite 1.315 attività di “alloggio privato in affito in forma non imprenditoriale”, così come vengono classificate dalla burocrazia.

Per capire il giro d’affari generato da questi numeri può aiutare il già ricordato portale Airtics, che scandaglia gli annunci degli affitti brevi su Internet. Ebbene, secondo quaesti numeri un alloggio a Pisa è in grado di garantire un’entrata di 28.448 euro all’anno al suo proprietario, considerando la percentuale di occupazione (cioè quante notti in un anno viene utilizzao), pari al 72 per cento e la tariffa media quotidiana, stimata a 107 euro.

La cedolare

Anche i redditi da affitti brevi possono essere tassati con il sistema della cedolare secca – e così avviene per la stragrande quota di essi. In sostanza, il reddito generato non entra a far parte dell’imponibile Irpef (evitando così di far scattare aliquote più alte) e si paga il 21 per cento. Questo finora. Perché nella manovra allo studio del Governo è spuntata l’ipotesi di portare la percentuale fino al 26. Ciò significa che il proprietario “medio” pisano, sui suoi 28.448 euro passerà a pagare 7.396 euro dai 5.974 precedenti, oltre 1.400 euro in più. Per onor di cronaca proprio nella giornata di ieri è emersa una piccola variazione, dopo la “bollinatura” della Ragioneria generale: l’aumento fino al 26 per cento riguarderà solo i proprietari che si affidano a “intermediari immobiliari o portali telematici”. Il punto è che la quasi totalità degli affitti passa da intermediari telematici, a partire da AirBnb.

Numeri in aumento

In attesa di vedere se questo provvedimento resisterà al passaggio della manovra in aula (e all’opposizione di Lega e Forza Italia) va registrato che il fenomeno delle immobili destinati ad alloggi turistici continua a crescere.

L’ultima rilevazione che avevamo pubblicato, a inizio del mese di agosto scorso, parlava di 1.281 attività in città.

Oggi siamo a quota 1.315: in circa due mesi e mezzo, dunque, sono sorte 34 nuove strutture, mantenendo la “media” di un’apertura ogni due giorni.

La politica

Anche esponenti politici locali si stanno muovendo sulla questione. Luigi Sofia, capogruppo Sinistra Unita per Pisa, ricorda come la sindaca di Firenze Sara Funaro si sia schierata a favore dell’aumento della cedolare secca e chiede quale sia la posizione del Comune di Pisa: «Che cosa ne pensa il sindaco di Pisa? Sta con i Comuni che chiedono giustizia fiscale e regole per un turismo sostenibile, o con chi difende la deregulation che svuota i quartieri e fa lievitare gli affitti?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Meteo

Maltempo in Toscana, confermato l’arrivo di forti temporali: la fascia oraria e le zone più a rischio

di Redazione web