Violenze a Gaza, Fondazione Maffi: «Basta collaborazioni con Israele»
Forte appello per il cessate il fuoco contro il martoriato popolo palestinese
PISA. «Riteniamo non rimandabile una mobilitazione ampia affinché sia forte e chiara la denuncia della violenza dello stato d’Israele, e non di tutte le persone di fede o di origine ebraica, e la cessazione di ogni forma di collaborazione o partenariato che abbia come conseguenza il concorso alla violenza». È la fine dell’appello per Gaza della Fondazione “Casa Cardinale Maffi”, l’ente che accoglie 500 persone (anziani e disabili) in otto strutture di due regioni, quattro province e sei comuni. Una richiesta di coinvolgimento «ecclesiale e civile – prosegue l’appello – a partire dall’arcidiocesi di Pisa e dalle altre chiese locali, sede di strutture della Maffi, parrocchie, associazioni cattoliche e le tante espressioni di volontariato e promozione sociale».
Una sottolineatura non marginale perché la Fondazione Maffi è parte integrante della comunità cristiana, di quella pisana in particolare. Per storia, dato che è stata voluta, nel 1947, da don Pietro Parducci, parroco di San Pietro in Palazzi nel comune di Cecina ma nella diocesi di Pisa, e istituita con decreto dell’allora arcivescovo Gabriele Vettori. Per ispirazione poiché, da statuto, «persegue attività improntate alla carità cristiana». E per organizzazione: l’arcivescovo di Pisa nomina il presidente, quasi tutto il consiglio d’amministrazione e anche il vicepresidente, eletto sì dal cda, ma fra i membri designati dall’ arcivescovo.
È un documento pacato nei toni, ma fermo nei contenuti quello approvato dal cda dell’ente guidato da Franco Falorni. Che inizia ricordando «il pellegrinaggio in Terra Santa, del febbraio 2023 di una rappresentanza della Fondazione, col supporto della Fraternità Francescana, vivendo esperienze di amicizia e condivisione a Betlemme e in altre realtà palestinesi della Cisgiordania». E nel chiedersi «che cosa possiamo fare oggi per Gaza», ricorda Vittorio Arrigoni, attivista, giornalista e scrittore italiano che aveva scelto di vivere a Gaza, rapito e ucciso da terroristi nel 2011, all’età di 36 anni. E quel «restiamo umani», le parole con cui chiudeva quasi ogni suo articolo. «Il bisogno di restare umani – recita l’appello – c’interpella ogni giorno di fronte alle morti per violenza e per fame, agli operatori umanitari uccisi, all’aggressione militare che ha colpito anche i cristiani nella Striscia».
Due, per la Fondazione Maffi, le piste d’impegno da portare avanti: la solidarietà, «impegnandosi ed essendo coinvolti nelle iniziative comuni, già in atto o in cantiere, per alleviare l’inaccettabile sofferenza del popolo di Gaza, aderendo alle diverse campagne promosse da vari organismi: dalla Caritas alla Fraternità Francescana, passando per la San Vincenzo de’ Paoli, le Acli, Emergency e molte altre». E poi la denuncia delle violenze e la cessazione di collaborazione o partenariato «che possano avere come conseguenza il concorso a tali violenza».