Addio ad Andrea Bulgarella, la vita di un «poeta del mattone» tra l’amore per il calcio e disavventure giudiziarie
L’imprenditore edile stroncato da una malattia a 79 anni. Gli inizi in Sicilia, poi l’arrivo in Toscana e la costruzione di un impero basato sugli alberghi
PISA. C’era una parola assolutamente da non utilizzare per definire Andrea Bulgarella: palazzinaro. L’imprenditore edile morto ieri, sabato 31 maggio, all’età di 79 anni dopo una lunga malattia, non accettava di essere paragonato a un Ricucci qualsiasi: lui si definiva «un poeta del mattone». Un’iperbole si penserà, ma certo non per lui, siciliano trapiantato in Toscana. Nella nostra regione, all’interno del quadrilatero triangolo fra Pisa, Lucca Versilia e Livorno diventerà qualcosa di più di un impresario: complici i grandi progetti (coronati da successo o tempestati dai problemi), l’amore per il calcio e le disavventure giudiziarie è uno dei personaggi che ha caratterizzato la vita economica dell’ultimo quarto di secolo.
Dalla Sicilia
L’argilla e la calce erano nel dna di Bulgarella. Lui stesso raccontava di quando a cinque anni andava nei cantieri dell’impresa di famiglia, fondata nel 1902 dal nonno omonimo. Siamo a Erice, provincia di Trapani. La punta occidentale della Sicilia, che viveva gli scossoni del dopoguerra e continuava a fare i conti con la mafia presenza che sarà una costante nella vita di Bulgarella. Lui, intanto, studia in collego a Genova e Vercelli, conseguendo il titolo di geometra. Frequenta poi la facoltà di ingegneria, fermandosi a tre esami dalla laurea: poco conta, sarà sempre chiamato L’ingegnere. Negli anni Settanta prende le redini dell’impresa di famiglia e la rivolta come un calzino. «Papà Giuseppe e mio zio costruivano strade ancora con la carriola, mentre io volevo ammodernare l’azienda e acquistare macchinari nuovi», ha raccontato. Nel giro di pochi anni la visione diventa realtà, spostandosi verso l’edilizia privata e, in particolare, il settore alberghiero. Al quale affiancare altri fonti di introito, come i trasporti marittimi.
In Toscana
Bulgarella lavora in tutta Italia, ma è a casa sua, in Sicilia, che sperimenta i problemi maggiori. Le vicende sono quelle che ha raccontato nei tre libri che ha scritto: “La partita truccata” (2017), “Finale di partita” (2020) e “Memoriale” (2024). Tre volumi attraversati da un filo rosso: scindere il binomio-stigma del siciliano associato alla mafia. Perché, racconta Bulgarella, lui alla mafia non ha mai ceduto. E questo lo ha portato a subire una serie di attentati: «Nel 1990 mi trovai con 50 kg di tritolo davanti casa». A metà di anni Novanta la situazione nell’isola diviene insopportabile: è allora che Bulgarella decide di portare il baricentro della sua attività in Toscana. L’impero cresce rapidamente, non senza contestazioni e difficoltà: in primis l’accusa di lavorare troppo a debito, con poca liquidità in cassa. Certo è che gli interventi tra Pisa e Livorno sono importanti: il recupero delle colonie a Calambrone, la costruzione del Tower Plaza sul viale delle Cascine. E poi il recupero dell’hotel Palazzo sul lungomare di Livorno. Accanto a questi, altri hotel a Viareggio e in tutta Italia, da Cortina alla natìa Valderice.
Diretto nei modi, abituato a interfacciarsi con la politica, non può però fare a meno di incappare in qualche momento di stop. A Pisa è il caso delle Torri di Cisanello, progetto-simbolo a lungo rimasto e fermo e che ancora deve essere completato – almeno per una parte.
Le accuse e le repliche
Il 2015 è l’annus horribilis di Bulgarella. Il 3 ottobre scatta una perquisizione in tutti i suoi immobili, per un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze che indaga su reati finanziari che sarebbero andati a vantaggio di Matteo Messina Denaro, allora “Capo dei capi” di Cosa Nostra. L’inchiesta finirà nel 2019 con un’archiviazione. Ma il segno resterà indelebile. E Bulgarella lo ricorderà, nei suoi libri e nelle sue interviste, con i suoi attacchi al sistema giudiziario e istituzionale. E a quello bancario, che accusa di usura ed estorsione, arrivando anche a ottenere vittorie nelle aule di tribunale.
La passione del calcio
Argilla e calce nel dna, abbiamo scritto. Ma forse manca un altro elemento: il pallone. Bulgarella si avvicina al mondo del calcio nella sua Sicilia: nel 1990 rileva dal fallimento il Trapani, ripartendo dai dilettanti. Dopo pochi anni ritorna tra i professionisti, in serie C e arriva a sfiorare la promozione in serie cadetta. Nel 1998 Bulgarella lascia la proprietà della squadra siciliana ma una volta arrivato in Toscana la passione torna a bussare forte. Prima ha un “abboccamento” con il Pontedera. Poi, nel 2008, diventa per un breve periodo socio di maggioranza del Pisa, salvo rivendere dopo pochi mesi le azioni al presidente Leonardo Covarelli, dal quale le aveva acquistate.
Ma è stata la Lucchese la sua ultima e più importante avventura in terra toscana. Nel 2023, infatti, diventa proprietario e presidente della Lucchese. Un passo legato anche alla possibilità di ristrutturare lo stadio Porta Elisa. Tra sogno e realtà, però, la distanza si rivela troppo grande. Il campionato non va bene, la società accumula debiti e – certo non ultimo fattore per importanza – Bulgarella deve lottare con la malattia. Così a gennaio la Lucchese viene ceduta, dopo meno di due anni: è l’uscita di scena dell’imprenditore che amava il mattone e il pallone.
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