Il Tirreno

Pisa

La testimonianza

Pisa, la quattordicenne manganellata: «Piena di lividi e colpita alle spalle, sentivo le urla dei miei amici»

di Francesco Paletti
Pisa, la quattordicenne manganellata: «Piena di lividi e colpita alle spalle, sentivo le urla dei miei amici»

Il racconto di una ragazzina ancora scossa dopo la carica della polizia

25 febbraio 2024
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PISA. Per terra ci sono ancora i disegni con il gesso lasciati dalla manifestazione della sera prima, quando piazza dei Cavalieri ricomincia a popolarsi e colorarsi di bandiere arcobaleno. Uno ritrae un poliziotto in assetto antisommossa che colpisce alle spalle un ragazzino mentre scappa: “Era solo una manifestazione” recita la didascalia. Un altro ritrae un bernoccolo e un manganello, e dice: “Non mi ci voleva una manganellata”. Più avanti ancora altre scritte: “Picchiate chi lo merita” e, poco dopo, “Il Russoli non dimentica”.

Denuncia, ironia e rabbia sul selciato. L’antica piazza delle Sette Vie, il centro del potere civile cittadino della Pisa medievale, da due giorni è di nuovo il cuore pulsante della città: venerdì sera l’hanno riempita in almeno 4mila per portare gli studenti del Russoli in cima alla scalinata di Palazzo della Carovana, lì dove sarebbero andati, probabilmente, anche al mattino senza le cariche della polizia. Ieri intorno alle 18 erano un po’ meno, «ma comunque non meno di 2mila» dicono i vecchi militanti, con l’occhio allenato a manifestazioni e cortei, quando il popolo della pace si è stretto in silenzio ad ascoltare una giovanissima studentessa del Russoli, 14 anni appena, anche lei picchiata venerdì, che ha aperto la manifestazione.

Tra i presenti anche il presidente della Provincia Massimiliano Angori e l’assessora regionale Alessandra Nardini. «Ero in prima fila cercando di capire come mai non volessero farci passare quando ho iniziato a vedere manganelli volare addosso alle persone: ho ascoltato le urla dei miei compagni che venivano colpiti e mi sono voltata per scappare, quando ho sentito arrivarmi dei colpi alle spalle: sulle ginocchia, sul piede e sulle cosce e, una volta a casa, mi sono resa conto di essere piena di lividi – ha raccontato ancora scossa –. Tutto ciò perché volevo semplicemente manifestare, ditemi voi se una cosa del genere può essere considerata giusta». Poi il lunghissimo applauso che rompe per un attimo il silenzio.

Quindi davanti alla Scuola Normale 14 persone con una lettera in mano compongono la scritta “Cessate il fuoco” e accanto uno striscione con la scritta “Fuori la guerra dalla storia”.

Per terra un altro dice “In silenzio per pace” per «la fine dei bombardamenti in corso e la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, per la fine del genocidio in corso e dell’occupazione dei territori palestinesi e per il riconoscimento dello stato di Palestina», si legge nel volantino distribuito.

Motivazioni simili a quelle degli studenti picchiati. Anche per questo il vasto e variegato cartello di realtà promotrici (Acli, Anpi, Arci, Casa della Donna, Caritas, Legambiente, Un Ponte Per, Anpi, Economia Disarmata, e Cgil, Cisl e Uil), dopo quanto accaduto venerdì mattina, ha spostato lì la manifestazione, inizialmente prevista in piazza Garibaldi. D’altronde il Russoli, l’istituto d’arte davanti al quale è avvenuto il pestaggio e a cui sono iscritti molti dei giovanissimi manifestanti, è lì dietro, in via San Frediano.

Un’ora prima gli ultras della curva Nord vi avevano lasciato uno striscione di solidarietà. C’è scritto: “Non si reprime un’idea di libertà, vicini agli studenti che hanno manifestato”.

L’ultima tappa di un vero e proprio corteo di circa trecento persone che, partito da dietro la curva Nord, ha prima di tutto puntato dritto verso via Lalli, dove si trova la sede della Questura. Portone sprangato, nessun agente e mezzo delle forze dell’ordine in strada o all’ingresso. Lì hanno srotolato lo striscione di sempre, quello con la scritta “Mau Ovunque”, e ne hanno lasciato appeso uno nuovo, confezionato per l’occasione: “Via il questore, Pisa non ti vuole”. Lo stesso che, qualche decina di minuti dopo, hanno appeso anche davanti a Palazzo Gambacorti, dopo aver percorso in corteo lungarno Mediceo e attraversato Ponte di Mezzo, in testa tre bandiere palestinesi e una del Che.

In piazza XX Settembre, appeso alle arcate delle Logge di Banchi, però, hanno lasciato anche un secondo striscione. Indirizzato stavolta al deputato Edoardo Ziello e all’europarlamentare Susanna Ceccardi, che il giorno prima aveva speso parole di apprezzamento per l’operato delle forze dell’ordine. C’è scritto così: “Ziello e Ceccardi, ignobili bugiardi: Pisa non è la vostra città”.
 

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